Rivoluzione liberale nel Mediterraneo

Le cronache ci stanno mostrando le piazze, le strade delle città tunisine, algerine, egiziane piene di giovani, vecchi, donne e uomini che fanno sentire la loro voce, ormai stanchi di regimi illiberali, corrotti, che hanno gli hanno impedito di raggiungere quegli standard  di partecipazione e progresso che i media planetari rendono ormai consapevolezza comune.

Credo sia un processo inarrestabile, che ha già prodotto alcuni risultati testimoniati dalla fuga di Ben Alì e le dimissioni di Mubarak, estromissioni avallate e sostenute anche da quei Paesi dell’Occidente che, fino al giorno prima, vi avevano collaborato, li avevano sostenuti, certo, anche perchè rappresentavano, nell’ambito del variegato mondo arabo-islamico, comportamenti e voci più moderate rispetto ad altri e consentivano anche di far buoni affari.

E’ un processo che probabilmente coinvolgerà, stà coinvolgendo,  altre Nazioni, anche quelle apparentemente più evolute .

Ed è un processo pieno di grandi rischi come pure di opportunità. Il rischio maggiore è costituito dalla possibilità che si radichi il mondo dell’estremismo islamico, quello di Al Qaeda e della jihad  che nel disagio, nella povertà, nell’ignoranza, trova terreno fertile per far attecchire l’odio per l’occidente, come pure vi è il rischio che ad un regime corrotto se ne sostituisca un’altro ammantato dell’aura del rinnovamento.

Eppure non mancano le opportunità, visto che in questi Paesi, fatti in maggioranza di giovani, vi è grande bisogno di infrastrutture, di case, di cultura e i giovani a questo sono interessati. L’opportunità è tanto più grande se l’Occidente si proporrà come partner e non come colonizzatore, se saprà interagire con loro rispettandone la cultura, le tradizioni, il sentire e non vorrà imporre, per convenienza, il proprio modello.

In una parola l’Occidente ha la possibilità di essere strumento e partner dello sviluppo di questi Paesi, che hanno le potenzialità per generare economie con tassi di crescita a due cifre, purchè favorisca la nascita di una classe dirigente veramente democratica e liberale, senza ingerenze nella libera determinazione delle genti.

Se guardiamo bene, lo sviluppo armonico del nord-africa rappresenta una delle possibili soluzioni al fenomeno dell’emigrazione di massa, ripresa in questi giorni, anzi rappresenta l’occasione per esportare positivamente tecnologie, prodotti, intelligenze, molto di più di quanto sia avvenuto fino all’altro ieri.

La Sicilia, per localizzazione, cultura e back-ground tecnico, ha la possibilità di diventare lo snodo principale di questo sviluppo. Perchè è una piattaforma logistica naturale da e per questi Paesi, perchè esprime al suo interno una capacità intellettuale e imprenditoriale tanto elevata quanto repressa da troppi anni di disinteresse e assistenzialismo. Lo potrà essere se la sua politica saprà cogliere in tempo l’occasione e creare le giuste condizioni per questo sviluppo.

Per esempio, non appena si chiarirà il quadro politico-istituzionale, promuoverà incontri, collaborazioni, faciliterà i collegamenti fisici, saprà investire di questa responsabilità anche le organizzazioni e le istituzioni culturali, professionali ed economiche che in Sicilia non mancano e che hanno dimostrato, in un quadro di generale difficoltà, comunque di avere autonoma visione strategica e capacità operativa.

Solo che si ricordi che è chiamata a governare per gli altri e non per se stessa.

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