Il leader del P D in più d’una occasione ha affermato di avere i titoli per assumere l’incarico di guidare il Governo dell’Italia.
Legittima e interessante aspirazione, perché apre la discussione e il ragionamento a una serie di interrogativi e riflessioni: per esempio, quale tipo di Governo vuol fare il P D? Una riedizione dell’Ulivo, un centro sinistra da Prima Repubblica, la santa alleanza pluripartizan ? Non mi paiono ipotesi di grande respiro visto che, nel difficile momento attuale, per guidare il Governo d’Italia c’è bisogno, ora come non mai, di idee forti, coerenza e, soprattutto, di chiarezza e trasparenza sul modello di Paese che si vuole attuare.
Chiarezza e trasparenza sulla quale Bersani ed eventuali compagni- non solo loro per la verità- attualmente non brillano.
Per esempio, qualcuno ha capito le posizioni dei nostri sulla vicenda Mirafiori? e sul federalismo fiscale usato come arma di ricatto verso la Lega? come si legano le lamentele sull’aumento della pressione fiscale con la proposta veltroniana, peraltro manco tanto originale, di una patrimoniale per ridurre il debito pubblico? quale modello di gestione si propone per la crisi del Maghreb e del medio oriente?
Dalle parti del P D dicono, giustamente, che la gestione politica del Paese richiede etica e morale. Hanno ragione! Ora, mi pare che etica sia, tra le altre cose, dire la verità, non imbrogliare le carte, avere il coraggio delle proprie azioni e convinzioni.
Allora forse è utile guardare al recente passato: al Governo Prodi dove il P D deteneva il Ministero dell’Industria; il nostro, appena insediato, pensò bene di fare la famosa lenzuolata “liberalizzatrice“ adducendo stringenti Direttive Europee, colpendo duro il mondo delle libere professioni, in particolare quelle tecniche, liquidando al contempo le forti proteste con le solite invettive di corporativismo, di freno al progresso -salvo cambiare idea al momento di chieder voti per elezioni varie- dicendo di voler favorire il mercato paventando vantaggi (?) per i giovani professionisti: i numeri dicono che nessuno degli effetti positivi prefigurati da Bersani si è verificato; purtroppo il contrario si è verificato!
E’ bene perciò che si sappia che le direttive europee invocate, in tema di tariffe, vanno in direzione esattamente opposta: in particolare la direttiva CE 18/2004 -appalti servizi e forniture- al considerando 47 dice espressamente che i criteri di aggiudicazione degli appalti pubblici nei servizi non devono -sì, non devono- influire sulle disposizioni nazionali relative alla remunerazione di taluni servizi, citando espressamente quelli resi da architetti, ingegneri ed avvocati. E’ evidente che la CE non solo non ha mai contestato l’esistenza delle tariffe professionali ma, anzi, ha espressamente dichiarato la legittimità dei sistemi di remunerazione stabiliti nei vari Paesi, vedi la Germania. In sostanza, il Ministro Bersani ha agito contro e non a favore delle professioni, giustificandosi e rifugiandosi dietro direttive europee ad arte interpretate. C’è da chiedersi a vantaggio di chi e se questi atti e comportamenti siano stati corretti ed etici. Oppure capire se il Ministro abbia semplicemente sbagliato, fors’anche malconsigliato; per non parlare del rapporto con il sistema ordinistico che presto approfondiremo. In ogni caso…