La notizia è interessante: la società Stretto di Messina affiderà a Daniel Libeskind il progetto di riqualificazione delle aree costiere di Villa S. Giovanni coinvolte nella realizzazione dell’opera.
E’ interessante per la rilevanza mondiale dell’architetto scelto, (ricordiamo che Libeskind è l’autore, tra l’altro, del museo ebraico a Berlino e della ricostruzione sul sito delle Torri Gemelle a New York). E’ interessante perché, al di là delle polemiche e degli stop and go, sembra che l’opera stia finalmente andando avanti e, non sò se nei tempi previsti oggettivamente ottimistici, dovrebbe vedere finalmente la luce. E’ interessante perché si conferma che la sua realizzazione, oltre agli aspetti meramente funzionali, sarà un formidabile volano per lo sviluppo di un tratto di paesaggio e di economia da sempre votato all’approssimazione: è evidente che occuparsi della riprogettazione di un intero ambito paesistico, tra i più particolari d’Italia, avrà la capacità, oltre l’opera stessa, di generare un poderoso meccanismo di rifunzionalizzazione e di riqualificazione degli spazi e degli ambienti urbani e non che attorno vi gravitano. E’ prevista infatti un’area polifunzionale per il centro direzionale destinata ad ospitare attività alberghiere, espositive, congressuali e commerciali, oltre al ridisegno del lungomare, intervento che potrebbe essere esteso anche ad alcuni tratti della costa messinese. Come sostiene l’Amministratore Ciucci , l’intervento “ determinerà un plus-valore in termini di attrattività turistica e importanti riflessi sulla possibilità di ingenerare investimenti sull’area”.
Tuttavia, assodata la positività dell’evento, come direbbe Lubrano, qualche domanda sorge spontanea.
La prima è questa: i sistemi di affidamento degli incarichi di progettazione sono piuttosto rigidamente codificati da norme europee e prevedono procedure concorsuali e di gara ad evidenza pubblica; come mai nulla si è saputo circa le modalità con le quali si è affidato l’incarico tenuto conto dell’importanza dell’Opera? Il contraente generale è autorizzato a procedere agli affidamenti secondo una logica privata per la quale possiede autonomia decisionale nel decidere chi fà cosa. Sapete bene che il sottoscritto non ha nulla in contrario, anzi, rispetto a questa possibilità, che si fonda sul principio della responsabilità, e tuttavia, com’è accaduto in altre parti del mondo dove lo stesso Libeskind è stato vincente protagonista, opere di tale rilevanza sono state affidate attraverso concorsi di progettazione dove è stato scelto non il professionista ma il progetto giudicato migliore. In questo caso forse ha pesato, e giustamente, anche l’effetto mediatico del nome del progettista.
La seconda domanda riguarda il ruolo delle intelligenze, non dico locali, ma italiane che risulterebbero in secondo piano, se non escluse, da questa grande occasione. Lo dico perché, giusto non moltissimi mesi fa, ad un convegno sul Ponte vennero presentati validissimi studi sulla riqualificazione paesaggistica del territorio operati dai Laboratori di progettazione dell’Università di Reggio Calabria; troveranno un’applicazione, foss’anche come atti di analisi e indirizzo ?
Per la verità sembra che Libeskind si “ avvarrà di competenze locali per interpretare al meglio la cultura e la storia dello Stretto di Messina”: come, e con quali modalità non mi pare sia ancora noto e sarebbe bene che invece lo fosse.