Nessun prodotto dell’attività umana vale per sempre. Incluse le Leggi e i Regolamenti che, in uno Stato di diritto, governano i rapporti tra i vari elementi costituenti l’organizzazione della società.
E a giudicare, almeno nel campo di questa rubrica, dal susseguirsi a volte vorticoso di norme, revisione delle norme, revisione della revisione ecc. dovremmo avere un’efficienza di sistema a dir poco esemplare.
I fatti ci dicono che così non è; c’è lo dice anche il susseguirsi, quando repentino quando lentissimo, di norme che a volte stravolgono principi di base consolidati dall’esperienza e dalla logica.
E’ stato il caso del Piano casa, delle manutenzioni straordinarie certificate direttamente dai proprietari o dalle Imprese, dei troppi controlli e dell’abolizione di tutti i controlli, dell’abolizione del principio di autotulela nei confronti delle pretese del fisco, di prossima attuazione.
E’ il caso anche delle nuove norme tecniche sulle costruzioni, per i non addetti ai lavori quelle che regolano la progettazione e la sicurezza strutturale degli edifici.
Ricordiamo che queste norme, dopo lunghissima gestazione, venero repentinamente varate dal Governo, in anticipo sui tempi previsti, sull’onda emotiva generata dal disastroso terremoto che ha distrutto L’Aquila.
Norme che si sono caratterizzate, lo abbiamo detto subito, oltre che per una serie di più stringenti ( e costose) procedure di calcolo e di esecuzione, anche per un notevole appesantimento degli obblighi ed adempimenti relativi ai direttori dei lavori.
Basti pensare che in esse si fà riferimento a questa figura per circa cinquanta volte , mentre si cita il progettista per una decina di altre. Pochissime volte viene indicata come soggetto attivo la figura dell’Impresa esecutrice.
In buona sostanza sono stati ampliati a dismisura gli obblighi e le responsabilità in capo alle figure tecniche, trasformandole di fatto in G-men tipo FBI, che devono presidiare fisicamente i cantieri giorno per giorno acquisendo e producendo documenti e certificazioni in quantità industriale.
Come è avvenuto, tempo fà, per le procedure sulla sicurezza del lavoro nei cantieri: ho scritto, in altra occasione, quasi che la sicurezza sia fondata sulla mole di “carte” che si producono.
Ora se da un lato può anche far piacere che il Governo ritenga i professionisti in grado di assicurare la qualità del processo edificatorio, tanto da addossarne a questi l’intera responsabilità, dall’altro non si può non constatare che a questi gravosi compiti non è corrisposto il giusto riconoscimento, anche economico, delle maggiori responsabilità che si prefigurano, equiparabili a quelle di un pubblico ufficiale che esercita un controllo di interesse pubblico.
E’ un pò il caso delle Forze dell’Ordine che dovrebbero presidiare il territorio senza avere la disponibilità della benzina per le auto di servizio e per giunta senza armi.
Pare che, a proposito delle Norme Tecniche di cui parliamo, ci si appresti a poco più di un anno dalla loro emanazione, a una revisione delle stesse, per il momento limitata all’analisi e possibili risoluzioni delle più evidenti criticità.
Speriamo che possa portare a una più equilibrata ripartizione delle responsabilità, e anche al riconoscimento dell’importanza dei compiti assegnati, superando incongruenze che, troppo spesso, vengono proposte come evoluzione e progresso, oltre che a norme chiare e di semplice applicazione.