“Al di là del fatto che il mestiere dell’architetto comporta molteplici fastidi di tipo amministrativo, tecnico, regolamentare, economico, giuridico, talvolta anche giudiziario, l’architettura resta un formidabile strumento espressivo per chi vuole sfruttare questa opportunità.” Parole con cui Louis Paillard ha inaugurato la sua mostra parigina, esemplificando le difficoltà che quotidianamente si trovano ad affrontare, chi più chi meno, i 483 mila architetti che operano nell’Europa dei 26.
Che testimoniano anche l’ottimismo con il quale si deve affrontare questa professione ed i suoi problemi che, a livelli diversi, sono presenti nell’Europa delle banche e del mercato unico. Paesi come il nostro, regioni come la nostra, scontano una difficoltà maggiore di altri partner perché il cosiddetto “mercato” dell’architettura, è un mercato fallito per i troppi operatori, la cui maggioranza non è costituita da architetti e neanche da ingegneri edili, in cui il sistema soffre di una elefantiasi burocratica e regolamentare, supportata da un perbenismo/legalitarismo, spesso solo di maniera.
Non che sia in se sbagliato avere delle regole ed auspicare una libera concorrenza tra professionisti. Sbagliato è “drogare” la dose quantitativa dell’una e dell’altra facendo al contempo sì che si riducano le occasioni, le richiesta di buona architettura.
In fondo lo stesso Antonio Martino qualche giorno fa da queste stesse colonne, ha riconosciuto che il libero mercato è buono solo se governato da principi etici, di buon senso e di rispetto, in ciò riprendendo, secondo la sua personale visione, alcune riflessioni di Benedetto XVI.
E’ forse una simile visione che ha portato il Presidente dell’Ance catanese a dichiarare con una iperbole, che sarebbe auspicabile l’assenza totale di regole a fronte di un diffuso senso di responsabilità ed eticità nei comportamenti di tutti, operatori e apparato statale.
Quella eticità che forse non è molto presente quando si registra che a fronte dell’inaugurazione del primo tratto dell’Autostrada Catania-Siracusa, molti operai hanno ritenuto manifestare contro il general-contractor che da tempo, secondo loro, pare non corrisponda il dovuto ai vari subappaltatori.
E’ storia questa oramai frequente, specie da quando la finanza è entrata nel mondo della costruzione, sostituendo alla capacità del fare la capacità, utile anche quella in giusta misura, del gestire.
Discorso che rientra anche in quel problema Sud che da qualche tempo disturba i sogni di Silvio Berlusconi, e che vede, per ragioni storiche o legate alla struttura stessa dell’imprenditoria meridionale, molte Imprese locali succubi delle lobbies mittleeuropee.
Figuriamoci quando riferiamo il discorso alle professioni ed alla capacità economica a queste richiesta, considerata uno dei valori principali per l’aggiudicazione delle commesse. Vi è una parte dell’establishment politico-economico che considera, nei fatti se non a parole, l’Architettura come un fastidioso esercizio per sognatori e non come il motore dello sviluppo sostenibile della società contemporanea. Questo spiega le posizioni Antitrust di cui abbiamo già parlato, spiega le norme punitive verso l’intrapresa nella trasformazione del territorio.
Non so quale studioso ha scritto in un libro che “ dove finisce la logica cominciano le riunioni di condominio”. Sbagliava; nel vero dove finisce la logica comincia l’apparato burocratico-normativo, specie quello italiano…Buone Vacanze.