Il protocollo di Kioto sancisce il primo atto ufficiale che segna la presa di coscienza, da parte delle Nazioni maggiormente sviluppate del mondo rispetto al controllo dei fenomeni di inquinamento ambientale, atto cui tuttavia non hanno aderito alcune grandi potenze tra cui India, Stati Uniti e Cina.
Singolare quindi che uno dei più interessanti esempi di edifici eco compatibili sia nato proprio in Cina, frutto di una partnership italo-cinese, e per opera di team di progettazione, guidato da Mario Cucinella, tutto italiano.
Si tratta del progetto SIEEB, costruito tra il 2005 ed il 2006 nel Campus dell’Università di Tsinghua a Pechino. L’edificio, che ospiterà un centro di istruzione e ricerca italo-cinese, si sviluppa su circa 20 mila mq. con un’altezza di 40 metri.
Il progetto è stato sviluppato attraverso una serie di simulazioni computerizzate sulle prestazioni energetiche con l’obbiettivo della massima efficienza energetica globale e della sensibile riduzione delle emissioni di CO2.
Test e simulazioni che sono partite sin dall’orientamento dei fronti dell’edificio e dalla sua forma,
una sorta di parallelepipedo, con il fronte sud a terrazzamenti degradanti, la cui pelle è costituita da una doppia vetratura trasparente e schermata sul lato sud mentre il fronte nord risulta più compatto ed opacizzato, per proteggere gli ambienti interni dai freddi venti invernali. La forma e la pelle dell’edificio costituiscono quindi un importante sistema energetico passivo capace di captare l’energia calorica dell’irraggiamento solare che viene convogliata al sistema di riscaldamento radiante o ai gruppi refrigeratori ad assorbimento che forniscono energia alle unità di trattamento aria.
L’ottimizzazione delle risorse energetiche passive e la loro integrazione con le macchine di produzione è governata da un sistema elettronico puntuale, vano per vano, collegato ad un sistema centralizzato.
La stessa attenzione è stata prestata al consumo dell’acqua, bene oramai sempre più prezioso. Il sistema di raccolta delle acque pluviali le convoglia verso l’impianto municipale di depurazione dei reflui chiari e successivamente reimmessa nel circuito del fabbricato per alimentare gli scarichi delle toilette.
Anche i flussi luminosi naturali sono stati studiati e progettati nell’ottica del contenimento energetico, con l’obbiettivo di ottimizzare il livello di illuminazione naturale dei singoli ambienti.
Sono stati perciò studiati dei particolari pannelli riflettenti, che fanno parte della forma dell’edificio e contribuiscono alla sua caratterizzazione, che convogliano all’interno della costruzione, in maniera controllata, la luce naturale.
Accorgimento integrato da un sistema di sensori di illuminamento, collegati al circuito dell’illuminazione artificiale, la cui potenza viene quindi automaticamente regolata in funzione delle necessità.
Come si vede quindi un modello per le realizzazioni eco compatibili, frutto di intelligenza e tecnologie italiane, costruito utilizzando componenti tanto italiani quanto cinesi, nel quale la forma architettonica non solo non viene penalizzata dalle scelte di sostenibilità ma, al contrario, da esse trae spunto per ricercare nuovi valori e nuove forme.
Il tutto per un costo di circa 20 milioni di euro che, anche tenuto conto della bassa incidenza del costo della manodopera cinese, significa una spesa unitaria per mq. costruito inferiore o paragonabile quello della mediocre edilizia speculativa ancora imperversante in Italia.