Il patrimonio siciliano sconosciuto dai castelli all’artigiano: che fare?

Le analisi economiche dicono che l’Italia è un paese povero di materie prime, che dipende dall’estero per i suoi approvvigionamenti e che, in conseguenza, questo pesa negativamente sulla sua bilancia commerciale.
Pur tuttavia è universalmente noto come l’Italia sia in assoluto la Nazione con il maggior patrimonio ambientale, artistico ed architettonico, del quale solo una parte viene sfruttato, nemmeno al massimo delle sue potenzialità. E non mi riferisco ai soliti siti di Roma, Firenze, piuttosto che l’Umbria medievale o il barocco siciliano della Val di Noto.
Esistono una miriade di luoghi , di emergenze storico-ambientali, sconosciute ai più non solo turisti, ma anche agli stessi italiani.
Solo per restare in Sicilia, quanti conoscono l’esistenza di un dolmen preistorico nella provincia siracusana o quanti conoscono la rete dei castelli medievali di epoca federiciana?
Così capita di imbattersi, casualmente, in un piccolo castello federiciano, dalle parti di Resuttano, ridotto dall’incuria e dal tempo a poco più di un ammasso di ruderi, non lontano dall’altro di Mussomeli, appena più noto, tra l’altro all’interno di un territorio dove si produce un ottimo vino.
Se leggiamo questi insediamenti in maniera coordinata con quello, ad esempio di Caccamo, con il Castello Ursino di Catania o la suggestiva mole del maniero di Acicastello, ed altri ancora, ci rendiamo conto che già queste emergenze costituiscono una rete di luoghi di grande potenzialità turistica. Una rete appunto, che per essere tale, deve dotarsi di un processo organizzativo e conoscitivo, posto in sinergia con la rete turistico-ricettiva, che può godere di un sistema di casali e bagli di rara bellezza e che, adeguatamente valorizzati, possono costituire un valido sistema ricettivo.
Ma potremmo riferirci anche al sistema dei prodotti tipici, non solo dell’artigianato, come il vino, che negli ultimi anni gode di un autentico, quanto meritato, boom.
In questo momento si programmano e costruiscono in Sicilia campi da golf, porti turistici, meno di quanto necessario e possibile, le cui potenzialità le leggi dell’economia globale dimostrano essere grandi.
Quale altro paese o regione d’Italia può godere di un simile sistema di attrattive?
E’ come sapere che nel giardino di casa abbiamo il petrolio e non avere la voglia di tiralo fuori, perché siamo troppo impegnati a piangerci addosso ed ad autocommiserarci.
Sarebbe a questo punto facile scaricare la responsabilità di tutto questo sui soliti politici ignavi e fannulloni; la realtà forse è che per costringere la politica a svolgere il proprio ruolo, dobbiamo essere noi cittadini ad avere consapevolezza e responsabilità dell’oro che la sorte e la storia ci hanno assegnato. Consapevolezza che significa averne memoria e cura, da esercitare giorno per giorno, mobilitandosi quando chi ne ha responsabilità non se ne prende cura adeguatamente, mobilitandosi quando la burocrazia (e la stupidità), con la scusa di proteggerlo, aggiungono ostacoli anche a chi, con un certo coraggio, vuole investire nella nostra terra.
A proposito, e non è una barzelletta, lo sapete che una buca da golf è , secondo i nostri funzionari regionali, un’opera edilizia come un palazzo?
Non è una barzelletta, ma viene da ridere lo stesso , anche se forse sarebbe il caso di arrabbiarsi!

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