L’illuminazione artificiale dell’ambiente è un elemento prioritario del progetto

Dicono i grandi architetti che l’architettura altro non è che un gioco di volumi e spazi che giocano con la luce. Luce che fa risaltare o nasconde, luce che colora di sfumature le superfici, luce che è superficie essa stessa. Luce che è anche energia e quindi elemento economico con il quale confrontarsi nel più ampio tema del risparmio energetico.
Da oltre un secolo, oltre che con la luce del sole, le architetture si confrontano con quella artificiale che nel tempo si è trasformata da elemento esclusivamente funzionale a vero e proprio componente di arredo e decorazione. Affrontando il tema dell’illuminazione artificiale di uno spazio costruito vanno quindi contemperate queste diverse esigenze, la funzione, l’estetica, la sicurezza, l’ambiente interno ed esterno.
Il giusto equilibrio tra queste diverse necessità è reso oggi possibile da una notevole gamma di prodotti , frutto della ricerca industriale; dalle prime lampade ad incandescenza si è passati a quelle a scarica di gas (neon) a quelle ad alogenuri ed altri gas , fino a quelle a risparmio energetico compatte o a led, ciascuna con diverse caratteristiche cromatiche e di efficienza luminosa.
Vi sono quindi tutti gli elementi per considerare l’illuminazione artificiale degli ambienti costruiti non un semplice elemento funzionale, ma una importante componente del progetto.
Componente che và considerata in rapporto all’idea stessa dell’edificio; ad esempio la posizione e dimensione delle finestrature incide, insieme alla destinazione funzionale degli ambienti, nella scelta del sistema di illuminazione, in cui uno studio più attento può consentire, oltre che maggior gradevolezza ambientale, un consistente risparmio energetico.
Come pure il rapporto tra il colore delle pareti ed il colore della luce artificiale che è anch’esso elemento sul quale si possono operare scelte tecniche.
A maggior ragione quando il problema riguarda spazi pubblici sia interni che esterni.
Riflettiamo per esempio al problema dell’inquinamento luminoso delle città, dove l’uso di diffusori luminosi impropri disperde la luce anche verso l’alto, o peggio, l’uso delle lampade a filo pavimento per l’illuminazione radente delle facciate, seppur suggestivo che, oltre a rappresentare un inutile disperdimento di energia, riduce la visibilità notturna della volta celeste e può infastidire i pedoni.
E’ quindi utile a tutti acquisire la consapevolezza che anche aspetti che potrebbero sembrare secondari, incidono sul complesso del benessere e della qualità della vita e dell’ambiente, la cui risoluzione deve essere sufficientemente studiata ed approfondita, nell’ambito di un sistema di riferimenti comune, da chi ne ha le competenze necessarie.
E’ qui , anche se è solo un esempio, rientra in gioco ( ma ne era mai uscita? ) la figura del professionista specialista e del regista e creatore dei rapporti tra forma , funzione, estetica, ambiente, che non può essere un ente impersonale, ma un soggetto dotato di propria sensibilità e cultura svincolato da interessi materiali od economici.
Una strada ed un sistema che pare abbastanza divergente da quello che le recenti norme ed aggiornamenti sulla libera professione sembrano prefigurare.

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