QUANDO UNA BUONA NORMA DIVENTA UN DISASTRO

Il decreto Urbani prevedeva che le Regioni si dotassero di strumenti di controllo del territorio e del paesaggio, volti a indirizzare la pianificazione urbanistica verso uno sviluppo sostenibile: i Piani Paesaggistici. Che dovevano essere un atto di grande responsabilità, di autogoverno dei territori, per garantirne la trasmissione dei valori, dei saperi, correttamente orientandone la trasformazione -ineludibile e non comprimibile- che è anche economica.
L'applicazione concreta nella nostra Regione è esattamente il contrario. Gli strumenti licenziati sono tutto un fiorire di vincoli, a volte scriteriati, che perseguono un regime conservativo del tutto avulso dalle esigenze del territorio e delle sue suscettività di sviluppo. Boschi (non la Maria Elena) che spuntano come funghi, aree edificate che diventano come agricole, coste in cui è quasi vietato fare i bagni. Ciò accade quando questi strumenti nascono nel chiuso degli uffici, ad opera di burocrati, ai quali nulla interessa il fatto che questi strumenti, che dovrebbero dialogare con gli atti di pianificazione, in realtà li ingessano sulla pelle di un territorio che di sviluppo sostenibile e orientato ha grande necessità. Mah...

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