RICOSTRUIRE-RISTRUTTURARE: COME E DOVE?

Il Sen. Arch. Renzo Piano, in una sua intervista al Corsera, sostiene che gli abitati distrutti dal sisma vanno ricostruiti negli stessi luoghi. Ha ragione! Non si può pensare che la delocalizzazione degli agglomerati possa essere effettuata senza causare un gravissimo disagio nelle persone che , inevitabilmente, si identificano nei luoghi dove sono sempre vissute, dove hanno stratificato ricordi. Certamente non può allo stesso modo sostenersi che le costruzioni crollate debbano essere ricostruite così com'erano. Si potrebbe parlare , come ha fatto Luigi Prestinenza Puglisi, di tante disneyland dei poveri ( un viaggetto a Dresda potrebbe essere illuminante). Quindi bisognerà ricercare modelli di ricostruzione che se da un lato ricostituiscano la memoria stratificata e storicizzata dei luoghi, dall'altro realizzino edifici sicuri ed efficienti.
In questo senso è interessante l'esperienza giapponese, una delle nazioni più sismiche al mondo. Uno dei suoi esperti, nell'articolo che vi riporto, dice chiaramente che gli edifici fatti di sassi e mattoni ( diffusissimi nell'edilizia vernacolare che attraversa l'Italia dei borghi, dei paesi , delle città) non possono resistere a sismi anche medi, se non a prezzo di costosissimi interventi di disgiunzione suolo-struttura che, pertanto, è bene siano riservati alle fabbriche più pregnanti e significative dal punto di vista funzionale e storico- culturale. Come ci ricorda, ma è un'ovvietà, che ogni edificio, ogni localizzazione, costituisce un singolo specifico caso, quindi sono inutili -se non dannose- norme generali valide per tutti. Occorre ricorrere al singolo progetto, alla ricerca della singola soluzione, caso per caso. Già, il valore del progetto e la capacità del sistema delle intelligenze che ad esso presiedono, che possono esplicarsi al meglio se, a questo sistema, venga riconosciuto , oltre che le responsabilità, anche il giusto valore e la giusta autorità. E' così nel resto del mondo , era così in Italia, è così che anche quì dovrà tornare ad essere.

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