Il 27 Novembre del 2014 dall’OAPPC di Catania partì, e dilagò in tutt’Italia trasversalmente al sistema delle libere professioni, una manifestazione di protesta per denunciare la situazione gravissima in cui la filiera edile e le categorie professionali collegate erano state precipitate dalla interessata stupidità governativa.
Si è ripresa la protesta il 13 Maggio di quest’anno con la manifestazione di Roma “NOI PROFESSIONISTI” seguita, il 10 di questo Novembre, dalla manifestazione di Catanzaro. Si replicherà il 30 Novembre, ancora un volta a Roma, al teatro Brancaccio.
Un susseguirsi di eventi, di presa di coscienza da parte dei professionisti con, per fortuna, un sempre maggiore coinvolgimento delle rappresentanze professionali nazionali.
La misura è colma -lo è da tempo- e allora è arrivato il momento di mettere da canto la collaborazione responsabile (a volte trasformatasi in collaborazionismo) e passare alle prese di posizione, concretamente e visibilmente declinate.
Non si può più esser timidi nelle rivendicazioni:
equo compenso,
certezza dei pagamenti,
certezza del diritto,
chiarezza sulle competenze,
rispetto delle prerogative costituzionali in quanto cittadini,
costituiscono una base rivendicativa seria e responsabile ma ci sono altri temi, altrettanto importanti per le professioni e per la nostra in particolare. Li ha declinati la parlamentare e architetto Serena Pellegrino nel corso della manifestazione di Catanzaro. Uno di questi mi è particolarmente caro e riguarda il principio “una testa, un lavoro”: chi è dipendente pubblico faccia il dipendente pubblico, chi è docente faccia il docente, chi ha scelto di fare il libero professionista ha il diritto di farlo confrontandosi su un mercato fatto da suoi pari e non drogato dalla concorrenza sleale di chi gode di una posizione privilegiata. Perché la situazione italiana non è più solo un problema dei professionisti che non riescono più a sbarcare il lunario, è un problema della società tutta che sconta una perdita di un punto di PIL/anno (circa 14miliardi di euro di cui 5,6 per effetto dell’emigrazione intellettuale –IL SOLE24ORE/C.S. Confindustria).
La causa del male è certamente inclusa nella declinazione italiana del principio del libero mercato, conseguenza del sistema economico globalizzato ma è stata resa ancor più pesante dall’esplosione del numero dei professionisti: l’Italia sconta un numero di Architetti iscritti agli Albi che è pari al 30 % di tutti gli architetti d’Europa, Vale anche per gli Ingegneri e per gli Avvocati.
Il sistema universitario non è esente da responsabilità. Le modalità di accesso ai finanziamenti per le Università le hanno trasformate, da centri di formazione di eccellenze a fabbriche di diplomi.
Allora occorre cambiare, e rapidamente, metodo e sistema. Non ci può essere salvezza e utilità delle professioni senza equo compenso, senza certezza dei pagamenti... ma, altrettanto, non ci potrà essere salvezza se globalmente non riprenderemo la coscienza dei nostri diritti e, anche, che l’attività libero professionale deve essere garanzia di qualità e affidabilità per il cittadino e ciò deve essere dato concretamente misurabile, non un mero slogan da sbandierare per partito preso.
Per questo bisogna essere a Roma. Il 30 Novembre!