A giudicare dal livello di conoscenza storico-culturale del nostro Paese e dei fatti del mondo dei nostri giovani -anche univeristari-, misurato da un'inchiesta che ho visto proprio ieri sulla TV nazionale e da quello che si vede (e si ascolta) su una nota trasmissione estiva di una tv locale, la mediocrità e l'ignoranza, che fanno il paio con il menefreghismo e l'opportunismo, sono la cifra prevalente dei nostri tempi. (n.d.a.: per la cronaca, interviste sui fatti e i personaggi della nostra storia recente, fatte in una facoltà politico/umanistica e in una facoltà di architettura, hanno registrato una preparazione ben maggiore degli studenti architetti rispetto agli altri) Vale per le generazioni più giovani nelle quali -anche quì- si misura la polarizzazione tra impegno e disinteresse, vale per le generazioni più mature, diciamo in età produttiva, nelle quali l'esperienza spesso conduce alla disillusione. Allora perchè stupirsi del fatto che oltre la metà degli aventi diritto non si sia recata nei seggi elettorali? Quale senso di responsabilità avrebbe dovuto spingerli a farlo? O quali stimoli positivi. La campagna elettorale si è giocata sulle singole personalità dei candidati Presidenti e queste stesse sono state penalizzate, offuscate, esasperate dalla lotta partitica. Le idee, le proposte, le visioni per la Sicilia hanno avuto un ruolo men che secondario e le liste dei singoli partiti, nella stragrande maggioranza, hanno visto i posti occupati da piccoli e meno piccoli professionisti della politica, portatori di voti e poco più. Ciò non giustifica per niente un astensionismo o menefreghismo così marcato, ma gli esponenti politici, che stasera e domani si stracceranno le vesti nei vari talk, dovrebbero forse realizzare che la competenza e la cultura dovrebbero ritornare ad essere i principali requisiti del personale politico. A tutti i livelli.