Catania ha il nuovo Sindaco, che poi nuovo non è perché, l’attuale Primo Cittadino, Sindaco lo è stato già in una stagione nota come la “primavera di Catania” e non solo grazie al proliferare di aiuole fiorite. Possiamo già prefigurare, viste le dichiarazioni, che tipo di Sindaco sarà: non un semplice “amministratore” della città ma il leader di una comunità che è ben più ampia dei confini amministrativi, integrando il bacino metropolitano e anche quello del distretto sud-orientale dell’Isola. Un ambito plurimo, ricco di “giacimenti d’umanità”, di fervore culturale ed anche economico, che ha bisogno di essere compreso, di un po’ di fiducia e anche di buoni esempi. Sarà un Sindaco, speriamo seguito da tutta la macchina amministrativa, con un occhio attento al tessuto fisico della città, che è la cornice entro la quale alcuni fenomeni positivi possono svilupparsi se letti e usati in una logica di sistema. E in questo, nella definizione di strategie e obbiettivi, forse l’intellighenzia catanese ha potuto avere un’interlocuzione attenta e non prevenuta, dando doverosamente atto al predecessore di aver avviato anche lui, nell’ultima fase del suo mandato, questo percorso.
Mai come prima, almeno la comunità degli Architetti, sembra sia stata “ascoltata” e non semplicemente sentita secondo forma ma senza sostanza. E’stata ascoltata sui temi che da qualche anno sono sul tappeto e cioè, primo fra tutti, la riqualificazione e la messa in sicurezza del Centro Storico, la valorizzazione intelligente -in chiave contemporanea- della città esistente che potrà essere effettivamente realizzata se, come assicurato, verrà attuata la tanto attesa sburocratizzazione dei procedimenti, se verrà approvato immediatamente il nuovo Regolamento Edilizio proposto da Ordini Professionali e Ance, se si aprirà, finalmente, quella stagione dei Diritti della Città sancita da risoluzioni europee, che include anche il concetto della Città dei Diritti, non dei favori. Ci sarà da governare processi difficili e di grande impatto sociale ed economico: come non pensare al processo di adozione del nuovo strumento urbanistico piuttosto che le opere di ricostruzione di Corso Martiri della Libertà o la riqualificazione costiera, dalle scogliere di Ognina fino alla foce del Simeto passando per il Porto, vera e propria barriera tra la città e il suo mare: il paradosso di una città di mare che dà le spalle al suo mare. Per ognuno di questi elementi esistono atti, soluzioni, procedimenti e azioni già in essere, non sempre unanimemente condivise. Il rischio è quello di voler rimetter mano a tutto e con questo prolungare l’ormai intollerabile stasi economica e produttiva. Ma su questi aspetti abbiamo ricevuto, la Città ha ricevuto, sufficienti rassicurazioni, che non significano la passiva accettazione di quanto già fatto bensì il voler capire meglio la fattibilità e la reale utilità di aggiustamenti e incrementi di qualità funzionale, tecnologica e anche estetica, in una logica globale e di lungo periodo.