Intrigante e interessante pomeriggio oggi nella mia città, per iniziativa della e-Campus e del suo Rettore Enzo Siviero. Il pretesto, esplicitato nel titolo del convegno "Mediterraneo del futuro e nuove vie della seta", è servito per prefigurare, tra tecnica, politica ed economia, il ruolo del bacino del Mediterraneo negli scenari mondiali, legati anche all'attivismo della Repubblica Popolare Cinese, che sono attesi da quì al 2050. Scenari che vedono la Sicilia nel contesto mediterraneo, quale fulcro possibile di rivoluzioni economiche mondiali nelle quali il peso delle economie di India e Cina assorbirà più del 50% di quello mondiale e nel quale l'Europa -le sue nazioni- se vogliono aver un ruolo- lo potranno avere solo se staranno insieme. Da quì, ne parlavo giusto domenica scorsa, l'interesse di Casa Bianca e Kremlino a ridurre lo stato di coesione europea. In questo quadro, autorevolissimi relatori hanno tratteggiato lo stato delle infrastrutture esistenti, dei loro sviluppi noti e le conseguenti criticità con qualche sorpresa, sia in relazione al dibattito tecnico che in questi anni si è sviluppato, sia alle potenzialità enormi che una diversa e più ampia visione potrebbe consentire. Abbiamo scoperto, in tema di porti, che l'unico hub commerciale in Sicilia, di idonea capacità e possibilità di sviluppo, sarebbe legato al porto di Augusta; però allo stato inagibile in quanto i suoi fondali, idonei per profondità, sono interessati da uno strato di scorie inquinanti di 5-7 metri che la movimentazione di grandi navi inevitabilmente metterebbe in moto, con ulteriori gravi problemi per il già compromesso habitat ai quali ancora non si è in grado di dare risposte. Come pure ampia documentazione scientifica ha fatto rilevare che l'aeroporto di Catania, l'unico con possibilità di sviluppo e che oggi già ha una capacità di oltre nove milioni di passeggeri l'anno, secondo gli standard internazionali ne potrebbe assorbire non più di 3,5. Un vero miracolo! Eppure, l'ipotesi di un hub intercontinentale nelle pianure tra Enna e Catania, prefigurata in passato e in stallo per ragioni di politica internazionale, potrebbe consentire uno sviluppo di movimentazione di passeggeri quasi decuplicato. A dieci minuti di treno da Fontarossa! Leghiamo ciò agli oltre 130milioni di cinesi che nei prossimi anni verranno, ne hanno una gran voglia, a visitare le nostre terre e comprenderemo bene cosa ciò potrebbe significare in termini di sviluppo, anche turistico. Quali spunti per i dibattiti e gli incontri sullo sviluppo urbanistico, anche locale... Ma, tralasciando gli aspetti tecnici e di informazione che quì non ho la possibilità di compiutamente raccontare, la parte emotivamente più interessante del convegno è stata rappresentata, almeno per me, dalla relazione di Alì Khashan, già ministro della giustizia palestinese che, in un inglese leggero e comprensibile, ci ha parlato della percezione dei diritti umani attraverso la comprensione delle culture che sul mediterraneo si affacciano; di come gli interessi geopolitici delle grandi potenze economico-militari agiscano per condizionarla e del fatto che l'unica speranza per un futuro di pace e prosperità sia legato ad una diversa visione, una differente via verso la comprensione e la condivisione. E, come in tutto questo, dopo cinquecento anni, il Mediterraneo e la Sicilia siano destinati a svolgere il loro ruolo di ponte liquido il primo e coacervo di cultura e interessi la seconda. Una speranza che sta ai popoli rendere concreta.