E PUR SI MUOVE

Certo è che dal 13 Maggio del 2017 alcune cose sono cambiate; lo abbiamo già detto: a macchia di leopardo sullo scacchiere delle regioni italiane si approvano leggi sulla certezza dei pagamenti per i liberi professionisti tecnici (fatte passare per leggi sull’equo compenso che non c’entra nulla). Anche qualche parlamentare, volenteroso, si avventura nella predisposizione di atti legislativi diretti a ripristinare un minimo di chiarezza e certezza sul fatto che sia interesse generale garantire ai professionisti compensi -onorari- adeguati alle delicate prestazioni che essi svolgono; me ne risultano depositati almeno tre e, inoltre, c’è un tavolo tecnico insediatosi recentemente presso il Ministero di Giustizia che si pone gli stessi obbiettivi. Alcune notazioni, così, di costume. La prima: nell’ Italia della politica è consolidato il detto che quando si vuole affossare una questione si istituisce un’apposita commissione. La seconda: pur apprezzando la buona volontà dei singoli parlamentari e gruppi proponenti, questi disegni di legge sono sì depositati, alcuni da un anno ed oltre, ma mai discussi; quindi, allo stato, costituiscono una medaglia per chi li ha proposti, almeno agli occhi del mondo libero professionale, ma solo una chimera per chi avrebbe necessità di goderne i risultati. La terza che mi viene, immediata, è che tal pur minimo risultato possa ascriversi, per buona parte, alle pressioni esercitate da organizzazioni professionali spontanee, nate e cresciute sul web, e poi alla manifestazione nazionale del 2017 (quasi snobbata dai Consigli Nazionali, almeno quelli delle professioni tecniche); ne dovremmo trarre valutazioni sull’importanza dei modi in cui le richieste vengono poste e delle modalità con cui si comunicano. Comunque sia, prendendo a campione il DDL 326/2018, presentato al Senato, possiamo notare come esso si proponga di agire (mi pare incisivamente) con solo 8 articoli - 6 quelli concretamente operativi; un progetto di norma snello, chiaro. Non lo espongo ma, per farne comprendere spirito e obbiettivi, trascrivo l’incipit con il quale è stato introdotto agli atti parlamentari: “Il presente disegno di legge persegue l'intento di tutelare il diritto del professionista di ottenere un giusto ed equo compenso …, concretizzando il principio già sancito dall'articolo 2233 del codice civile, secondo il quale «la misura del compenso deve essere adeguata all'importanza dell'opera e al decoro della professione». Ad oggi la tutela di questo principio è del tutto assente… Con il presente disegno di legge, inoltre, si da completa attuazione anche per i professionisti…a quanto previsto dall'articolo 36 della Costituzione, rendendo concreto il principio costituzionale per il quale senza un'equa e giusta retribuzione non c'è «dignità per chi lavora»”. Leggendolo, mi è ritornata in mente una Conferenza Nazionale degli Ordini degli Architetti a Milano, negli spazi della Triennale, era il 2014 mi pare, nel corso della quale un piccolo Ordine del profondo Sud con il suo piccolo (in tutti i sensi) rappresentate, con veemenza ricordò agli astanti e ai rappresentanti l’art. 36 della Costituzione, Pietro Calamandrei, la necessità di rivendicare questi diritti; nel 2014! Sono passati un po’ di anni ma, alla fine, qualcosa sembra si sia mosso… forse dovremmo #smuoverci anche noi?

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