Leggo sul quotidiano di Sabato scorso che la Giunta Municipale di Catania si appresta a nominare un nuovo gruppo per la redazione del Piano Regolatore Generale della Città.
Ottima decisione, se non fosse che questa è l’ennesima volta che si affronta l’oramai spinosa questione.
Basta ricordare che il tema della revisione dello strumento urbanistico è nell’agenda del governo della città sin dai tempi della sindacatura Bianco, poi passato nelle opzioni di due Giunte Scapagnini e, sin dal suo insediamento, in quella del Sindaco attuale Stancanelli. Sui disegni e sui problemi del governo del territorio della Città si sono avvicendati Cervellati, che elaborò uno schema non privo di criticità concettuali che ho avuto occasione già in passato di criticare, per poi passare nelle mani di Antonio Latini, poi ancora in quelle del gruppo guidato dall’ingegner Asero e poi ancora, con l’arrivo dell’ultimo Sindaco, nelle mani della consulenza affidata a Paolo La Greca.
Ciascuno di questi team di progettazione ha prodotto schemi, progetti, modelli di sviluppo urbano e di uso del territorio cui si sono affiancati dibattiti, contributi anche internazionali (come dimenticare il famoso studio del water-front del gruppo Bohigas), convegni, work-shop internazionali, promesse di rapida soluzione.
Nel frattempo è passato oltre un decennio durante il quale la Città si è modificata nel suo aspetto socio-economico, i centri commerciali l’hanno cinturata mettendone in seria difficoltà la struttura commerciale, la città storica ha visto aumentati i suoi problemi di vivibilità e conservazione tra ipotesi di mummificazione e rinnovamento, la pressione dei centri urbani di cintura è aumentata a dismisura con gli effetti, anche in termini di traffico, che tutti conosciamo.
C’è da chiedersi se questi soggetti, politici, professionali, economici che in passato si sono occupati del problema, fossero inadeguati visto che ancora oggi la soluzione non appare in vista.
La verità, credo, è che ci si trova a governare un tema, complesso e in continua evoluzione, con strumenti e procedure da tempo, più che evidentemente, inadeguate.
Infatti si opera con norme di pianificazione che, discendendo direttamente dalla Legge Urbanistica degli anni quaranta, risalgono al 1978! Da allora il processo evolutivo dei modelli urbani ha subito e continua a subire modificazioni ed evoluzioni sempre più repentine, l’economia e i modelli sociali cambiano con una velocità che è sconosciuta alle regole. Gli interessi e le necessità, anche in tema ambientale, richiederebbero una rapidità e flessibilità decisionali non praticabili con le attuali norme.
Per questo motivo le istituzioni professionali e imprenditoriali propongono, da lungo tempo, una nuova Legge sul Governo del territorio e, pur nondimeno, non si sono sottratte dal dare un doveroso contributo verso alcune decisioni che avrebbero potuto contribuire a dare una qualche soluzione, utile almeno a dare una boccata d’ossigeno al territorio. Mi riferisco, solo per citare le ultime, alle proposte per la rimodulazione del Regolamento Edilizio e a quelle sulle modalità applicative sul Piano Casa, rimaste purtroppo e per motivi arcani lettera morta.
E allora non ci resta che far gli auguri ai nuovi responsabili sperando che, almeno stavolta, riescano a mettere la parola fine a questa che possiamo definire una telenovela.