Giovedì scorso gli organismi rappresentativi di Ingegneri e Architetti catanesi hanno promosso un incontro con l’arch. Maurizio Spina, autore di un interessante studio sulle opportunità che può offrire allo snellimento della mobilità metropolitana l’ipotesi relativa alla realizzazione di una funivia urbana.
Lo studio, molto approfondito, è partito dall’analisi di quanto esiste già nel resto del mondo, riservando non poche sorprese sia per la diffusione dell’infrastruttura anche in ambiti che banalmente consideriamo “deboli” rispetto alla nostra economia, sia per le caratteristiche tecniche che il sistema supporta, che riguardano il limitato se non nullo ingombro al suolo , la possibilità di bypassare qualunque tipo di ostacolo sia di percorso che di salto di quota, la grande potenzialità in termini di numero di passeggeri trasportabili in un tempo sensibilmente più breve di altri sistemi a costi decisamente più contenuti.
Lo studio ha evidenziato anche, in maniera non secondaria, l’aspetto emozionale del sistema, atteso che attraverso esso è possibile godere di vedute dall’alto di interi ambiti urbani e paesistici, scoprendone valenze e scorci che dal suolo è praticamente impossibile intuire. Non a caso buona parte delle funivie esistenti nel mondo è nata per soddisfare esigenze di tipo turistico, salvo poi il fatto che la popolazione se ne è appropriata per soddisfare il proprio bisogno di interconnessione con le varie parti del territorio.
Applicando l’ipotesi alla nostra area metropolitana, in special modo al rapporto tra il centro cittadino e i comuni etnei, area dimensionalmente compatibile con le potenzialità del sistema, si vede come potrebbe essere garantito un buon interscambio tra il centro e l’hinterland, tale da poter costituire un efficace grado di libertà nella scelta sul luogo della propria residenza rispetto al luogo del lavoro o dello svago, essendo possibile spostarsi velocemente ed economicamente, oltre che ecologicamente, tra i vari siti.
Senza contare le opportunità che il sistema offre alla qualità urbana e architettonica. Difatti esso prevede la realizzazione delle stazioni di accesso e scambio intermodale che, come dimostrano altre realtà, possono diventare occasioni di nuova architettura e di polarizzazione di funzioni sociali di grande attrazione, per esempio al pari di quelle che si realizzano nelle stazioni ferroviarie o negli aeroporti più importanti, con il vantaggio di poterli destinare all’uso interno delle città.
Questa ricerca, al di là delle sue valenze e specifiche tecniche dimostra anche un’altra cosa: la vitalità delle intelligenze che la collettività esprime; intelligenze in questo caso tecniche, ma anche economiche, musicali, letterarie, artistiche. Una ricchezza che si accompagna, ma ne è anche espressione, a quelle naturali, paesaggistiche, storiche. Ricchezza distribuita a piene mani, derivante da una cultura millenaria e dalla vivacità di cui la nostra collettività è intrisa che però, alla fine, non riesce a contribuire allo sviluppo e al progresso del nostro territorio, almeno non in maniera adeguata alle sue potenzialità. Forse a causa del fatalismo o dell’indolenza che ci accompagna, forse a causa dell’inadeguatezza atavica delle classi dirigenti, politiche, che esprimiamo. Non è un caso che molte di queste intelligenze trovano credito e liberazione solo lontano da questa meravigliosa, terribile terra.