Piattaforme di greggio, errore continuo

La Sicilia è una piattaforma naturale (logistica e di scambio) tra l’Europa e l’Africa; lo è, e da tempo, anche dal punto di vista energetico. Sia perché lungo le sue coste, da Gela, a Priolo, a Milazzo sorgono alcune tra le più grosse raffinerie di petrolio che ne hanno inquinato e distrutto coste e paesaggi, sia perche con il suo coefficiente di radiazione solare è un luogo naturale di produzione di energia pulita.

Nel quadro di schizofrenia politico-decisionale che da anni grava sull’Italia, dopo il recente disastro della piattaforma americana che ha mostrato quali danni immensi possano provocare , noi che facciamo? Autorizziamo ricerche per la realizzazione di nuove piattaforme al largo delle coste siciliane, fregandocene del patrimonio naturalistico delle isole Egadi o di Pantelleria, fregandocene del Mediterraneo che rappresenta un ecosistema delicatissimo per noi e per i Paesi d’Europa, d’Africa e mediorientali che vi si affacciano, fregandocene di mettere ulteriormente a rischio il vero petrolio che possiede la Sicilia, rappresentato dalla sua vocazione turistico-culturale, dal suo ambiente per certi versi unico.

Ce ne freghiamo anche se i signori del petrolio hanno capito che l’oil è un combustibile obsoleto ed in via di esaurimento e, da tempo, investono cospicue risorse nell’implementazione di tecnologie per la produzione di energia dal sole, risorsa di cui sono altrettanto ricchi, pulita  ed inesauribile.

Si dirà: ma le piattaforme rappresentano un’occasione occupazionale notevolissima che può dare una boccata d’ossigeno all’economia siciliana e nazionale; mi chiedo in che misura, visto che la distruzione ambientale operata dalle raffinerie già presenti non ha portato benefici economici ai siciliani, almeno non compensativi dei danni causati; mi chiedo, retoricamente, quanta economia ed occupazione si potrebbe ingenerare, sul fronte dell’energia, sul fronte dell’ambiente, sul fronte del turismo, investendo le stesse risorse nella produzione energetica fotovoltaica collegata ad una seria ricerca sulla diffusione  di sistemi energetici integrati e compatibili con l’architettura ed il paesaggio.

Da queste pagine ho spesso criticato l’uso indiscriminato del solare tout-court. L’ho fatto perché, come al solito, siamo abilissimi nel cercare scorciatoie rispetto ai problemi reali del Paese, quando invece esiste la possibilità di cercare ed applicare criteri, soluzioni intelligenti e di qualità. Per esempio, come potrebbe cambiare la geografia delle architetture e dei paesaggi se le risorse destinate alla realizzazione di queste bombe ecologiche venissero destinate alla realizzazione di architetture passive o approvvigionate da energie pulite integrate? Quale salto di qualità potrebbero fare le nostre città, dal punto di vista del microclima e della qualità urbana, se si investisse nella sostituzione di edifici energivori con nuove architetture energeticamente intelligenti? Invece pensiamo come cinquant’anni fa, mentre i media ci informano che tra qualche anno potremo ricavare energia pulita anche dalle stelle-vedi il progetto ITER del prof. Romanelli-e comunque, già oggi, è possibile produrla anche dalle correnti e dal moto ondoso marino, oltre che dal sole.

In questo credo si possa vedere l’incoscienza di una classe politica, più volte e in varie occasioni dimostrata, che vede non al di là del proprio naso e dello spicciolo interesse elettorale e, a ben vedere, non sa o non vuole far bene i conti.

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