Le strategie per uscire dalla crisi

Che la crisi ci sia e sia grave, è un dato assodato. Quello che quindi deve occupare chi ha responsabilità gestionali, a vario titolo,  è l’individuazione delle strategie per favorire una uscita rapida dal coma economico che attanaglia il Paese e particolarmente alcune sue aree.

Per il settore che ci occupa tante sono le azioni che si possono attuare: per esempio un forte investimento nel miglioramento della qualità energetica dell’edificato. E’ vero che già esiste un supporto fiscale per gli investimenti nel miglioramento energetico degli edifici, ma è altrettanto vero che questi supporti non incidono sulla qualità complessiva delle costruzioni, anzi, rispetto alla qualità estetica, spesso alcune operazioni possono risultare devastanti. Ad esempio l’inserimento di pannelli solari, se non armonizzati al controllo architettonico del risultato, può risultare da questo punto di vista devastante. E allora perché non differenziare le agevolazioni in base al raggiungimento di certe soglie di miglioramento della qualità architettonica, includendo  tra le spese agevolate anche le prestazioni professionali relative all’architettura?  E non è mica detto che l’investimento in eco-sostenibilità aggravi i costi di costruzione; ad esempio nel quartiere Bovisa a Milano, si è costruito un complesso ecologico che è costato 1500,00 Euro al mq. contro i 2100,00 di edifici realizzati con tecniche tradizionali.

Il Piano Casa, operativo già in molte Regioni, in Sicilia è solo un’entità virtuale che viaggia tra i tavoli del Governo Regionale e Palazzo dei Normanni; eppure, con le necessarie cautele ed accorgimenti, potrebbe dare un congruo contributo sia agli asfittici fatturati di professionisti ed imprese, sia ad una sostanziosa opera di riqualificazione di un  patrimonio edilizio molto carente sul piano della manutenzione, della sicurezza,  della sostenibilità ambientale. Rinvigorimento di cui il  più consistente vantaggio sarebbe appannaggio dei conti dello Stato, grazie al sostanzioso prelievo fiscale che grava sull’economia.

Lo snellimento della macchina burocratica e l’aumento delle certezze procedimentali, oltre ad attrarre maggiori investimenti di capitali, sbloccherebbe un gran numero di iniziative mai avviate o impantanate nell’inefficienza del sistema.

Di più, il ripensamento del modello organizzativo della società più verso i principi del rispetto della persona che non verso modelli pan-europei acriticamente importati, verso i quali peraltro vi è una crescente critica anche da parte di economie che le hanno favorite, potrebbe ricondurci verso equilibrio più umanistico che non monetario e sfrenatamente concorrenziale.

Il che non vuol dire non essere liberisti ma, al contrario, favorire un vero libero mercato dove i valori fondanti ritornino ad essere il merito, l’etica, il rispetto di se e degli altri.

Del resto siamo sempre pronti a dire quanto sono bravi in Europa, quanto sono bravi in Germania: allora copiamo una buona volta dalla Germania, copiamone il sistema regolamentare  nel campo delle norme urbanistico-edilizie, nel quale in trenta giorni, senza nessun bollo e balzelli vari si può avere l’autorizzazione a costruire la propria casa e dove però si controlla con attenzione, copiamo, per quanto possibile in relazione al nostro bilancio e alla nostra propensione allo svolgimento dei doveri , Angela Merkel  cha ha capito che  senza una generale riduzione del carico fiscale nessuna ripresa sarà possibile.

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