Venerdì 28 novembre un importante Sindacato ha indetto gli “Stati Generali” per rilanciare Catania!
Parterre di attori sociali importanti, Sindacati, autorevoli politici Sindaco in testa, rappresentanti delle principali associazioni datoriali, Confindustria, Confcommercio, Confcooperative, dice l’articolo.
Non sono stati invitati e non erano presenti i rappresentanti del mondo delle professioni; come dire : i professionisti non sono attori sociali, non rappresentano forza lavoro, non sono portatori di intelligenza e di idee, insomma nella logica dello sviluppo della Città, della risoluzione dei suoi problemi, nella formulazione dei suoi progetti di crescita, non interessa conoscere le loro idee, sono solo meri esecutori di decisioni prese da altri, detentori della totalità dei saperi.
Evidentemente gli organizzatori dell’incontro hanno altre idee, soprattutto hanno ritenuto non tener conto di alcuni elementi assodati e consolidati:
Il primo, quello desumibile dal sondaggio Demopolis realizzato nell’occasione delle ultime elezioni amministrative per la Città e la Provincia, dal quale è emerso che la grande maggioranza dei cittadini, quando si tratta di scelte strategiche per la Città, si sente più rappresentata e confortata se a queste decisioni partecipano o sono determinate con l’apporto del mondo delle professioni ( in quel caso quelle tecniche);
Il secondo, più importante, che già da tempo altri territori ed altre culture, alle quali non dovremmo essere estranei, considera le professioni intellettuali, l’apporto di saperi complessi, fondamentale, ineludibile nella formulazione e prefigurazione dei processi di crescita ed evoluzione della Società;
Il terzo che il mondo delle professioni rappresenta il 12% circa del PIL della nazione e quindi ha tutto il diritto, direi il dovere, di essere compartecipe dei processi di sviluppo.
Non hanno evidentemente seguito , gli organizzatori, il pubblico dibattito sulle professioni che si svolge in Italia. Dibattito nel quale anche importanti testate giornalistiche generaliste ed economiche cominciano a rendersi conto, e lo fanno sapere, che esiste ed è importante questo mondo, del quale qualcuno ancora pensa di poter fare a meno.
Sembra addirittura, ed è tutto dire, che se ne sia reso conto anche il Governo; non a caso il Ministro Brunetta ad un recente convegno nazionale dei Consulenti del Lavoro si è spinto a dire che i professionisti, nella loro generalità, sono “ la vera elite intellettuale di questo Paese che ha fatto, durante la crisi, anche da consulente psicologico per lavoratori ed imprese”.
Come dire che il mondo delle professioni, con il proprio impegno ed i propri sacrifici, anche economici, ha contribuito a rendere meno pesanti e devastanti i problemi che attanagliano il mondo sociale ed economico.
E dire che, quando interpellati oltre che autonomamente, i professionisti catanesi, non hanno mai mancato di dare il loro sereno contributo, visto sempre in chiave etica e non nominalistica:
salvo poi ad interpellarli e a chiedere loro di essere distanti anche dai loro legittimi interessi economici quando i buoi sono scappati dalla stalla.
E’ un modo questo di interpretare la Società, i suoi bisogni che mi sembra poter definire autoreferenziale, oltre che autolesionista; sicuramente invecchiato e che dobbiamo augurarci, al più presto, venga “rottamato”.