Le assurdità dell’iter burocratico

Troppe volte si è evidenziata l’assurdità delle normative edilizie italiane, quella di esisterne una diversa per ogni Comune, di una perniciosa invadenza di un  preteso  “interesse pubblico” all’interno delle mura della nostra casa. La trasmissione “Report” ha consentito di verificare almeno due fatti: che le denunzie ed il fastidio sono assolutamente legittimi e che norme semplici e chiare, e non per questo meno efficaci e stringenti, sono possibili.

E’ bastato che lo staff di Milena Gabanelli  entrasse negli uffici tecnici della civilissima Bologna, in quella Emilia Romagna da sempre considerata come un faro nazionale della cultura urbanistica per scoprire che, se da una parte in quella realtà sono praticate forme avanzate di urbanistica nel processo di trasformazione della città, dall’altra un povero cristo, rispettoso della Legge,  che vuole eliminare  una porta interna nella propria  abitazione (due metri quadri di tramezzo al costo tutto compreso di un paio di cento euro) deve spendere circa sei-otto mesi di tempo  e molte migliaia di euro in pratiche professionali. Perché vi sono una infinità di moduli da compilare, perché della chiusura della una porta interna devono interessarsi una miriade di  uffici e funzionari, perche le norme sono troppe e non chiare, anche agli stessi addetti ai lavori.

Il paragone di questa situazione con la realtà tedesca ci fà rasentare il ridicolo: da noi qualsiasi minima idea di costruire o modificare qualcosa comporta di dover consultare pile di volumi, di regolamenti, di interpretazioni dei regolamenti, di dover interloquire con infiniti uffici e funzionari, per cui bisogna spesso farsi assistere oltre che dal professionista tecnico anche da un bravo avvocato.

In Germania, mostrava il servizio,  si può avere un Regolamento Edilizio fatto di due pagine, dove vi sono univocamente individuate le regole da rispettare, e dove basta una semplice dichiarazione di responsabilità e di conformità a quelle poche e chiare regole del progettista e del proprietario per poter  rapidamente avviare l’attività edilizia, poi però adeguatamente controllata. Il paragone tra la qualità urbana prodotta da questi due opposti sistemi mostra, al di là di ogni ragionevole dubbio, come sia fallimentare il sistema italiano. Perché è evidente e logico che è più facile rispettare e far rispettare regole semplici e chiare, è più giusto regolamentare ed interessarsi della sfera di relazione  con gli aspetti  ed i reali  interessi pubblici dell’attività di costruzione e non “invadere”, letteralmente, l’intimo delle case e delle persone, pretendendo le norme di mettervi becco per ogni minimo aspetto.

La realtà siciliana, almeno da questo particolare punto di vista è una volta tanto un po’ più ( si fà per dire) avanzata: infatti dal 1985 è possibile intervenire sugli interni delle nostre case  con una semplice dichiarazione del progettista e, in alcuni limitati casi, si può anche costruire con lo stesso sistema, sempre preventivamente seguendo tutte le trafile presso  i mille uffici che devono autorizzarne ogni minimo aspetto; rigore che mai ha garantito una migliore qualità dell’ambiente perchè non accompagnato da reali controlli .

Chissà se mai assisteremo alla tante volte annunciata e mai fatta razionalizzazione e semplificazione del sistema, che libererebbe risorse pubbliche e private verso un nuovo “rinascimento” della  società italiana. Anche, al limite, copiando il sistema “tedesco”.

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