Questa ripresa delle attività dopo la pausa estiva vedrà numerose categorie professionali impegnate nel rinnovo dei loro rappresentanti. Fatta la preliminare constatazione che questo Governo, in questo non dissimile dai precedenti, sembra non avere sufficiente cognizione della delicatezza delle funzioni assegnate dallo Stato agli Ordini professionali, e lo ha dimostrato anche evitando accuratamente di preoccuparsi dell’effettiva partecipazione dei professionisti alla vita democratica dei loro organismi non concedendo quel brevissimo rinvio che avrebbe consentito lo svolgimento delle complesse fasi elettorali non nei giorni in cui tutto o quasi il mondo del lavoro si ferma per il meritato riposo estivo, fatta questa breve e significativa riflessione, proviamo a ragionare insieme sul significato delle rappresentanze ordinistiche e sull’importanza che queste possono avere nella vita democratica e nello sviluppo dell’economia e della società.
Basti pensare che gli Ordini, per natura, hanno il compito di garantire la fede pubblica e cioè la capacità tecnico-professionale, e soprattutto etico-morale, dei professionisti che vi sono iscritti. Garantiscono cioè, e meglio lo potrebbero fare se finalmente i Signori di Roma si decidessero a varare l’attesa riforma del sistema, che i professionisti devono rispondere oltre che alla tecnica, anche alla regola di un esercizio moralmente accettabile dei loro atti professionali, garanzia che, certo, è a vantaggio dell’utente ma più ancora è o dovrebbe essere a vantaggio della Società nel suo complesso.
Senza contare poi che i sistemi ordinistici sono dei potenzialmente formidabili organi di consulenza per la Pubblica Amministrazione sui più disparati aspetti, consulenza gratuita, che tanto più efficace è quanto più questi organismi elettivi rappresentano il meglio che le professioni possono esprimere. Ecco perché diventa importantissimo che ogni categoria sia in grado, nel momento elettorale, di serenamente confrontarsi per scegliere gli uomini, le donne migliori ad esercitare questo dovere e questa responsabilità ed è questo il motivo per cui garantire una compiuta e non sofferta partecipazione di tutti i professionisti all’elaborazione e formazione del momento elettorale, che non è stata a pieno possibile, avrebbe significato quell’attenzione e quel rispetto che le professioni da tempo tutte rivendicano.
Ciò che non impedisce considerare che, comunque e difficoltà a parte, ogni professionista deve sentire su di sé la responsabilità delle scelte di rappresentanza che andrà a fare, non meno importanti di quelle che si hanno da cittadini quando, attraverso il voto, scegliamo i nostri governati.
A maggior ragione in questo particolare momento storico nel quale si sommano difficoltà interne alle professioni a difficoltà proprie dell’economia e dei fattori di sviluppo.
Nasce quindi la responsabilità di scegliere le rappresentanze con il criterio della competenza, dell’equilibrio, della capacità di sintetizzare istanze particolari delle professioni con istanze più generali del sistema sociale. Per far questo ogni professione avrà il dovere di scegliere i propri rappresentanti dimenticando, per un momento, le logiche di appartenenza, di militanza, di conoscenza o, peggio, favore personale. E’ un dovere che le professioni hanno verso se stesse e verso la Società se vogliono continuare ad essere, come lo sono, una delle espressioni più sane dell’Italia repubblicana.