Ambiente, un tipo diverso di ricerca

Da sempre l’architettura si identifica con la trasformazione dell’ambiente e del territorio. E’ un atto materiale che crea un nuovo oggetto che interagisce con il suo intorno. Quando questa interazione è portatrice di un valore aggiunto, di un arricchimento, si parla appunto di architettura. Oggi sono diversi i modi con i quali è possibile la creazione di questo valore che è l’architettura.
Può esserlo un grande edificio per uffici può altrettanto esserlo una piccola casa isolata. Esempi scelti non a caso, visto che in queste settimane diversi mass-media si occupano di due casi specifici.
Il primo è un edificio per uffici, di grande dimensione, che verrà costruito a Milano su progetto di Mario Cucinella che è quell’architetto italiano che ha recentemente progettato e costruito un edificio per il terziario a zero emissioni in Cina.
Proseguendo nella sua ricerca sulla sostenibilità realizzerà un edificio di 12000 mq. in classe A che, secondo le norme Sacert 2007, devono comportare un consumo energetico per riscaldamento invernale inferiore a 29kWh/mq. L’edificio di Cucinella ha una previsione di fabbisogno di circa 18kWh/mq, raggiunto attraverso alte performace di tecnologia ed innovazione, come anche attraverso un’attenta progettazione del controllo dell’energia solare, sia attraverso grandi superfici di captazione, i pannelli, sia attraverso lo studio di schermature, realizzate con una rete metallica in acciaio inox a maglie variabili che, pur assolvendo a funzioni tecniche, diventano motivo architettonico in senso estetico, capace di caratterizzare spazialmente ed esteticamente l’edificio.
Un approccio che rinnova i canoni ed i valori estetici del processo architettonico: ritiene infatti Cucinella che “ oggi l’idea di bellezza è cambiata: l’architetto risponde al tema ambientale” progettando edifici che non incidano negativamente nel bilancio energetico e nel consumo di risorse non rinnovabili, e per questo stesso siano ritenuti ecocompatibili.
Diverso l’approccio di Italo Rota di cui, ricordando le recenti realizzazioni palermitane, viene pubblicata da stampa specializzata e non una piccola casa monofamiliare sulle colline fiorentine.
Quì il tema del rapporto con l’ambiente è affrontato dal punto di vista dell’inserimento paesaggistico, partendo dalla considerazione che l’architettura deve tendere ad essere essa stessa natura. Per far questo non ha bisogno, anzi non deve, mimetizzarsi con essa; anzi deve assumere una sua precisa identità pur contribuendo ad un processo di lenta trasformazione il quale, anno dopo anno, esplica i suoi segni.
In questa sua casa, che è anche il suo primo progetto di una casa, Rota cerca il rapporto con il delicato contesto attraverso l’equilibrio con il suo vissuto che viene in qualche modo ritrascritto. Ecco che allora il progetto, molto semplice nell’impianto formale, riprende i principi della scatola prospettica che è tipica dell’architettura rinascimentale fiorentina. Una scatola che permette al suo interno di inserire gli oggetti del vivere quotidiano in un ordinato disordine, perchè ogni casa, nella filosofia di Rota, deve permettere al suo abitante di vivere creativamente dandogli la possibilità e l’occasione di dare e riconoscere il giusto valore delle cose. Anche il concetto di lusso in questa casa viene rivisto. Lusso inteso non come ostentazione fisica del denaro ma come riconquista della propria autonomia e del proprio tempo.

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