Per millenni il modo di costruire edifici è rimasto sostanzialmente immutato. La geometria euclidea è stata la base della loro forma, fatta di angoli retti e linee decise delimitanti un corpo solido, massa fisica e comunicativa. Negli anni novanta la corrente decostruttivista ha ricercato nuove forme bandendo dal lessico progettuale l’angolo retto ed i muri perfettamente verticali per arrivare ad edifici più simili a corpi articolati ed intrecciati, tuttavia comunque dotati di una loro massa e quindi di una solida corporeità.
Corporeità statica che attraverso il disegno alcuni hanno cercato di far sembrare viva e mobile fino alla novità (?) delle torri rotanti di David Fisher che ha progettato per Dubai (manco a dirlo) un grattacielo i cui piani, indipendenti uno dall’altro, ruotano attorno ad un corpo centrale, offrendo ai suoi occupanti panorami sempre variabili come variabile apparrà la forma dell’edificio. Una sorta di spirale sempre in movimento, beninteso, ecologico e solare.
Tralasciando gli aspetti tecnici e le relative problematiche, si pongono alcuni interrogativi di ordine etico: avere un appartamento che offre una vista sempre mutevole ma ripetuta costantemente nell’arco del movimento di rivoluzione del piano è un arricchimento reale? avere un letto che è orientato in posizioni sempre diverse è opportuno biologicamente? negare la forma fisica della città costruita attraverso i rapporti spaziali tra le masse statiche ed i vuoti delle strade e delle piazze, eliminare o ridurre cioè i fondali e gli scenari che gli edifici costituiscono nel panorama della città, darà dei vantaggi in termini della loro vivibilità?
Non ho la risposta a questi dubbi e comunque ciò sarebbe forse poco importante se l’edificio di cui parliamo dovesse rimanere elemento unico di sperimentazione, speciale e simbolico come appunto è stata la Tour Eiffel. Penso che la forza di questi edifici simbolo risiede, oltre che nella loro assoluta diversità, proprio nel loro essere unici ed irripetuti.
Invece l’arch. Fisher pensa di costruirne una serie di questi edifici, a Dubai, come a Mosca, e Milano. E quindi pensa di aver inventato un nuovo modo di abitare, dopo l’insula romana e l’isolato barocco. Peccato che la casa rotante non sia un idea nuova; già negli anni ’30 l’ing. Angelo Invernizzi ne costruì una, il Girasole, che ruotava per seguire i raggi del sole, pensata quindi con un fine: quello dello sfruttamento dell’energia pulita del sole, questo sì rivoluzionario per quei tempi; più recentemente John Kormeling ne ha realizzata un’altra a Tilburg nei Paesi Bassi, sia pure solo come modello non abitabile.
E comunque altri architetti ricercano un modo diverso di concepire gli edifici cercando di eliminarne la corporeità. Cosa sono infatti le facciate fatte con grandi schermi a cristalli liquidi che sorgono nelle piazze di New York o Tokio? cosa è l’uso del disegno attraverso il rendering che ci fà vedere costruzioni galleggianti sul vuoto oppure quasi prive di pareti e sostegni?
Forse ricerca, forse anche paura di dichiarare la trasformazione dell’ambiente attraverso l’inserimento di un nuovo corpo solido, forse anche voglia di stupire a tutti i costi, per sfida o per calcolo economico.
Non sò se questo però centri con l’architettura; in fondo gli architetti hanno da millenni un semplice compito: fare case e costruzioni dove l’uomo possa vivere, meglio possibile ed in armonia con l’ambiente.