Più spazio alla cultura architettonica? No, il governo va restringendo l’ambito

In questi giorni il mondo politico discute di sistema elettorale: alla tedesca, alla spagnola, alla tedesco-spagnola; quasi un esercizio di geografia. In sostanza i nostri rappresentanti sono oramai incapaci di pensare in autonomia e devono riferirsi a modelli di importazione. Sarà per questo che il Ministro dei Beni Culturali italiano, a pochi giorni del discorso del Presidente francese Sarkozy sul tema dell’architettura, ha sentito il bisogno di intervenire sulla situazione del paesaggio e dell’architettura in Italia. Scoprendo cose interessanti, per esempio che di tutto quello che si è costruito in Italia negli ultimi decenni solo il dieci per cento è opera di un architetto.
Non è quindi un caso che oggi in Italia si parli di distruzione del paesaggio. In una parola ha scoperto Rutelli che l’Italia, dal dopoguerra in poi, ha perso il senso ed il valore dell’ambiente e dell’architettura, malgrado un faraonico sistema di norme e leggi che regolano (?) la materia.
E’ implicito nell’intervista del Ministro il richiamo a questi valori e la consapevolezza che essi devono ritornare al centro delle questioni sull’armonico sviluppo del Paese, bene! solo che Rutelli è anche Vicepresidente del Consiglio e, fino a poco tempo fà, capo di uno dei maggiori partiti italiani; ci si aspetterebbe quindi da queste considerazioni un comportamento coerente. Per esempio che il Vice Presidente si fosse speso affinchè il Governo potesse varare norme e leggi per favorire una maggiore cultura architettonica nella società che, mi pare una verità lapalissiana, non può farne a meno .
Invece il Governo, quello attuale ma anche i precedenti, sta cercando di ridurre gli spazi di manovra, di vivibilità delle professioni in genere, incluso quella degli architetti. Addirittura non considerando la validità ed esclusività della loro professione, non rispondendo all’indifferibilità del riordino delle specifiche ed esclusive competenze anzi, attraverso la perniciosa differenziazione dei livelli di competenza e dei corsi di laurea, cercando di annullare il tipico processo formativo dell’architetto, naturalmente votato alla gestione del complesso sistema necessario a fare delle costruzioni di qualità, dell’architettura. La professione deve investire per innovarsi, fare sistema e qualità? la politica sposta il livello della selezione sul piano meramente economico quasi che produrre architettura sia la stessa cosa che produrre t-shirt o zucchine e non ricerca.
Significa far diventare la missione dell’architettura preda di mestieranti che perseguono la massimizzazione dell’utile e non la qualità etica e culturale del prodotto.
E pensare che poi moderni censori alla Celentano scrivono canzoni contro gli architetti.
Qualcuno parla di populismo,o fà della morale a buon mercato, nulla conoscendo dei reali problemi della professione, pensando che questi riguardino solo quelli che la esercitano. Noi sappiamo che non è così. Lo sanno i governanti di tutta Europa di cui Sarkozy è stato solo l’ultima voce narrante ed infatti, e non solo in Europa, l’architettura è al centro dei processi di sviluppo della società. Purtroppo i risultati si vedono e non è sufficiente che qualcuno come Rutelli venga folgorato sulla via per Damasco; specie se poi consente che si faccia il contrario di quello che è logico, giusto e necessario.

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