Gli ambienti alti aiutano la creatività quelli bassi inducono concentrazione

Abbiamo spesso affermato, da queste pagine, il ruolo e la funzione etica dell’architettura; il suo essere risorsa e sostegno alla qualità della vita. Tesi che, è bene sapere, trovano ulteriore conforto sul piano scientifico attraverso ricerche mirate nel campo delle neuroscienze.
Queste ricerche dimostrano che il “come” si abita e si lavora influenza il cervello e le sue risposte.
Un notevole contributo in questo campo è rappresentato dai lavori dell’Accademia delle neuroscienze per l’architettura, diretta da John Zeisel, psicologo e neuroscienziato, esperto di Alzheimer. Attraverso lo studio delle immagini cerebrali da risonanza magnetica, Pet ed anche elettroencefalogramma, “prese” in un determinato momento ed in un determinato ambiente è stato possibile per esempio determinare che gli ambienti alti attivano aree della corteccia cerebrale associate alla spiritualità ed alla creatività, il pensiero astratto. Al contrario i soffitti bassi favoriscono le attività che necessitano di forte concentrazione . Viene subito da pensare alla grandi costruzioni religiose , specie quelle del periodo gotico e romanico, dotate di un grande senso di verticalità. Alain de Bottom , scrittore svizzero, ricorda in un suo libro, che i costruttori di queste cattedrali miravano a rendere le sensazioni metafisiche (spirituali) praticamente irresistibili. Oggi questa sorta di condizionamento psicologico viene, più o meno consapevolmente, applicato nei grandi centri commerciali, dove le grandi altezze conferiscono un senso di libertà dalle angustie quotidiane e spingono a comprare.
Stesso discorso vale per la luce; nel Nord Europa è diffuso un disturbo depressivo legato alla carenza di luce nella stagione invernale. Appare quindi quasi una logica conseguenza il fatto che l’architettura nord europea prevede finestre prive di sistemi d’oscuramento fissi ed ha sviluppato l’uso di grandi superfici vetrate, poi esportate, per ragioni estetiche e di moda, un pò in tutti i paesi, anche quelli mediterranei.
E tuttavia l‘influenza della luce sull’umore è solo un aspetto: gli esperimenti eseguiti con le tecniche dell’imaging cerebrale hanno dimostrato che una finestra dalla quale entra molta luce, specie se offre un panorama gradevole, facilita la costruzione delle biblioteca della memoria, perchè riesce ad attivare l’ippocampo che è la struttura preposta alla elaborazione dei ricordi ed alla loro conservazione, oltre a stimolare il processore cerebrale che governa le nostre emozioni.
Questa capacità è condizionata e stimolata anche dagli oggetti che si percepiscono in un ambiente, dai loro colori ed anche dai materiali con cui sono costruiti.
Ciò ci rende potenzialmente persone diverse in ambienti diversi, perchè questi ambienti, anche se non ne abbiamo consapevolezza, con noi e con il nostro modo di essere inevitabilmente interagiscono.
L’architettura non è quindi costruire muri ma controllare lo spazio e la luce; lo diceva Bruno Zevi, lo conferma la scienza.
Ecco perchè la buona architettura, il design e l’ambiente, non sono, non devono essere un privilegio di pochi ma un diritto di tutti. Diritto riconosciuto anche sul piano delle norme europee.
Ecco perchè affermiamo che l’architettura è l’arte di costruire cose utili per rendere felici le persone, ed in questo suo essere è il riconoscimento, anche scientifico, della sua funzione etica.

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