Gli elefantiaci costi della politica a pagare sono anche i siciliani

Beppe Grillo ha fatto esplodere mediaticamente il malcontento e la malasopportazione che molti italiani hanno maturato nei confronti di una classe politica che non brilla certo per efficienza e capacità risolutiva dei problemi che li assillano. Sentimenti che trovano la massima espressione quando si tratta il tema dei costi del sistema politico: privilegi, prebende, stipendi e pensioni d’oro, auto blu e servizi di lusso a costi da cooperativa sociale, che deputati e amministratori, nel tempo, hanno accumulato e stratificato. Tutto vero, problemi seri che tuttavia ne mascherano altri ben più gravi ed onerosi. La politica italiana, quella di adesso ma anche quella di prima, è una politica sprecona che, per fini che nulla hanno a che vedere con il reale interesse dell’Italia, non esita a buttare dalla finestra scelte che sono costate somme enormi (delle nostre esose tasse). L’Italia continua a pagare l’energia più cara d’Europa perché qualcuno in passato bloccò la costruzione, già avviata, delle centrali nucleari, ed oggi ritarda od impedisce la costruzione di rigassificatori già deliberati. L’Italia (i politici italiani) butta allegramente via anni di progetti e trattative con la Comunità europea per la costruzione della TAV sul corridoio est-ovest, che sono costati centinaia di milioni di euro ed altrettanti ne costeranno in perdita di risorse e danni macro economici. Il Governo italiano annulla decenni di attività della Società Stretto di Messina spa, istituita per Legge e a suo tempo gestita dall’Iri, di cui era presidente l’attuale Presidente del Consiglio, proprio nel momento in cui questo lunghissimo e costosissimo progetto era arrivato alla sua naturale, e per una volta fattiva, conclusione con la scelta del General Contractor e la firma del contratto di esecuzione. Sono gli stessi uomini che, nel loro precedente Governo, quest’opera hanno magnificato, sponsorizzato, fatto oggetto di promesse elettorali; come non ricordare il candidato premier Rutelli che, proprio a Messina, promise di ritornare per l’avvio dei lavori, come non ricordare il pur simpatico nostro Enzo Bianco che, mi pare da Ministro degli Interni, venne a Catania a presenziare ad un convegno sul Ponte descrivendone con dovizia di particolari i benefici influssi sull’intera economia siciliana e calabrese.
Sono quegli stessi uomini che, prima timidamente ora sfacciatamente, non hanno esitato a buttare a mare tutto questo, cedendo al ricatto, millantato per progresso, della sinistra estrema ed antagonista, pur di mantenere in vita un governo di cento e passa tra ministri e sottosegretari, non preoccupandosi minimamente dei miliardi di euro che tutto questo è costato. Ed è costato a tutti gli italiani, costerà ancora ai siciliani cui sono stati promessi i soldi risparmiati (?) e che, è notizia di questi ultimi tempi, prima compaiono, poi spariscono, poi ricompaiono per poi sparire di nuovo; e costerà ancora al nostro estremo sud sempre più marginalizzato rispetto a quell’Europa che pure nel corridoio Berlino Palermo, di cui il ponte era un’asse portante, vedeva un suo assetto prioritario. E’ costato e costerà in termini d’immagine e credibilità internazionale. Non sapremo forse mai quanto costerà in termini di penale o sistemi compensativi che lo Stato, noi tutti, dovrà giustamente pagare a chi ha vinto la gara per la sua costruzione. Roba che fa apparire lo spreco di macchine blu, bouvette e stipendi dei parlamentari una pura e semplice bazzecola.

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