Come realizzare una concertazione nella creazione di un Prg condiviso

Il processo di formazione di un piano regolatore è un processo articolato e complesso, con tanti step di verifica e controllo. Si potrebbe tranquillamente immaginare che la presenza di questi punti di verifica possa garantire la collettività, circa la qualità e la condivisibilità finale del progetto. Purtroppo la realtà ci dice che non sempre, anzi quasi mai, è così. Perché quelli che il legislatore aveva individuato come nodi di verifica, diventano nella realtà occasioni per porre veti, tentare la sorte, fare speculazioni politiche per mettere in difficoltà le amministrazioni proponenti o i progettisti scelti dal proprio concorrente politico. A volte in barba ad ogni minimo pudore e rispetto per gli interessi generali della collettività
Nel caso del PRG della città di Catania si è tentata un’altra via; già l’amministrazione Bianco, all’inizio di questo lungo processo, aveva avviato una certa forma di concertazione con le forze vive della società catanese, tuttavia prematuramente interrotta con le dimissioni di Bianco che preferì lasciare Catania per un importante incarico ministeriale. Processo ripreso, prima timidamente, poi con sempre più forza e convinzione dall’attuale Sindaco, spinto e sostenuto dalle massime autorità comunali. Concertazione che durante gli ultimi anni ha prodotto tutta una serie di documenti, necessariamente critici ma prevalentemente propositivi, a giudicare dal fatto che il dibattito nell’ambito degli organismi del Consiglio Comunale ha prodotto l’elaborazione di una sessantina di emendamenti allo schema progettuale, i quali raccolgono una certa parte delle osservazioni proposte dalle varie organizzazioni di base della società.
Dicevo una certa parte, è già un fatto positivo, perché, a ben guardarne alcuni, sembrano più attenti ad alcune scelte di dettaglio piuttosto che ai temi di fondo.
Temi di fondo che, nel caso dell’area metropolitana catanese, non possono non riguardare il water front, le aree risorsa, alcune scelte infrastrutturali.
E’ chiaro che, rispetto a queste ultime, forti sono i condizionamenti dovuti alle scelte di Enti sovraterritoriali come Trenitalia e le FS che, tenendo scarsamente in conto forti istanze della Città, hanno deciso il mantenimento della Stazione ferroviaria nel suo attuale sito e confermato il tracciato del ferro sul viadotto noto come gli “archi della Marina”, con questo stabilendo, almeno secondo il loro punto di vista, che rimanga negato per larga parte l’affaccio della città sulla scogliera dell’Armisi, che rimanga un sogno l’ipotesi di una straordinaria passeggiata quasi sul bordo dell’acqua dal borgo di Ognina fino a Porta Uzeda, resti utopia la possibilità di incomparabili vedute architettoniche delle mura e della quinta barocca cittadina a valle della Cattedrale. E pur tuttavia, tra gli emendamenti previsti dal documento comunale, ve ne è uno che proprio riguarda l’eliminazione del tracciato ferroviario sopra gli “archi della Marina” da destinarsi, appunto, a passeggiata pedonale.
Visto che le Ferrovie statali hanno già finanziato le opere di riqualificazione della Stazione ottocentesca ed il suo interramento, mantenendo il tracciato verso Siracusa nella sua attuale sede, questa presa di posizione ha quasi il significato di una retorica affermazione di principio, posta non sappiamo se per reale convincimento o per formale accoglimento di un’istanza molto condivisa. Possiamo augurarci che sia per la prima ipotesi, comunque il proseguio del dibattito e le azioni conseguenti ci daranno una risposta.

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