La sicurezza in edilizia diventata una costosa produzione cartacea

Purtroppo, anche in concomitanza delle celebrazioni del 1° maggio, le morti sul lavoro non si fermano, anzi negli ultimi giorni si è registrato un incremento dei casi. Eppure l’Italia si è dotata di un poderoso corpus normativo che regolamenta le procedure di sicurezza per tutte le varie attività. Allora si fà fatica a comprendere come, esclusa la pura fatalità e pur in presenza di un così puntuale sistema di regolamentazione, si debbano piangere tanti, troppi morti.
Si fà meno fatica se consideriamo il problema secondo un’ottica più generale, nella quale entrano in gioco fattori come la preparazione al lavoro, la ricerca di risparmio al di là di ogni regola, la carenza dei controlli.
Prendendo a paradigma quello che succede nel mondo dell’edilizia, è storia di ogni giorno verificare come la struttura imprenditoriale sia fatta in prevalenza di piccole aziende poco strutturate che difficilmente possono sostenere i costi, pur necessari, dei numerosi adempimenti richiesti, come pure la diffusa presenza di personale non dotato di specifica preparazione ed addestramento, che non è in grado di comprendere appieno i rischi connessi a questa particolare attività. La sicurezza poi costa, costa tanto, e tuttavia le regole di concorrenza imposte dalla civilissima Europa, e da una certa insipienza legislativa, portano ad effettuare gare al massimo ribasso con una, a volte conseguente, riduzione dei margini operativi che le imprese cercano di recuperare facendosi qualche sconto sulle procedure di cautela o sulla regolarità delle assunzioni. Se a questo si aggiunge la progressiva riduzione dei controlli effettuati dagli organismi statali e quasi nella totalità trasferiti a tecnici privati, pur tuttavia privi dello status giuridico e dell’autorità di pubblico ufficiale nell’esercizio di queste delicate mansioni, ci si rende conto come la gestione della sicurezza delle condizioni di lavoro, almeno nel campo dell’edilizia, sia diventata una costosa, per il committente, produzione di documentazione cartacea, la cui scarsa utilità è proporzionale alla sua scarsa efficacia.
E tuttavia ancora, anche in presenza di questi dati, la risposta che il Governo ci dà, persegue il vecchio schema dell’appesantimento burocratico, almeno a giudicare dal testo delle nuove norme presentato in Parlamento e che, se non verrà migliorato dalla discussione parlamentare, comporterà ulteriori maggiori costi burocratici per la produzione esponenziale di documentazioni ed incartamenti che, di per sé, probabilmente poco potranno dare in termini di maggiore sicurezza oggettiva.
Invece, se investimenti bisogna fare, questi devono riguardare il perseguimento di una maggiore qualificazione delle imprese e, soprattutto, dei lavoratori, che debbono arrivare all’operatività lavorativa dopo un adeguato e certo percorso formativo teorico e pratico. Bisogna garantire le adeguate risorse per gli investimenti nelle procedure e nei sistemi di sicurezza favorendo una leale concorrenza che non tagli indiscriminatamente gli utili operativi, eliminando le gare al massimo ribasso e, soprattutto, ripristinando un adeguato sistema di controlli che renda non conveniente il ricorso al lavoro irregolare, che peraltro è altrettanto mal retribuito, riposizionando anche la ripartizione delle responsabilità secondo regole certe ed equilibrate.
Compito certamente arduo ma non impossibile, comunque doveroso, se vogliamo essere un paese civile.

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