Volete sapere come sarà la casa futura? Vedete Living Tomorrow 3 a Bruxelles

La caratteristica che emerge in questi primi anni del nuovo secolo, nel linguaggio estetico degli oggetti, è quella della ricerca sull’essenzialità delle forme; essenzialità che cerca di raccogliere in una immagine ed un uso semplice, notevoli complessità tecnologiche, al contrario di quanto succedeva sul finire degli anni novanta, dove le forme degli oggetti tendevano ad esaltare la complessità delle funzioni e dei meccanismi. Questa nuova tendenza è stata anticipata dal mondo del design, che oggi propone oggetti tecnologicamente sofisticati ma semplici nell’uso e nella forma, mutuando questo tipo di espressività dalle teorie minimaliste, per arrivare ad un approccio più amichevole delle persone con la tecnologia.
In fondo si sviluppa una sorta di esaltazione dell’ambiguità, intesa come rappresentazione semplificata ed intuitiva di fenomeni complessi, con cui l’architettura dei giorni nostri, sia per le grandi opere che per le semplici case, giorno per giorno, deve misurarsi.
Un esempio ci viene dalla mostra Living Tomorrow 3, svoltasi a Bruxelles, nella quale sono stati esposti i paradigmi della casa del futuro prossimo venturo, che sarà sempre costruita con cemento, pietra, vetro e legno, ma supportata da una innervatura tecnologica ed informatica, fatta di microchip, sensori, attuatori, tanto intelligenti quanto non immediatamente percepibili se non nelle prestazioni.
E’già disponibile la tecnologia per avere pavimenti che rilevano la presenza di persone e accendono le luci o attivano un antifurto, vetri che modificano il loro colore a seconda dell’intensità dell’irraggiamento del sole, porte che riconoscono le impronte digitali dei proprietari, oltre a sofisticati sensori che regolano automaticamente le funzioni vitali della casa o avvertono che il latte in frigorifero è scaduto.
Funzioni che potrebbero sembrare superflue se non si considera che, in massima parte, esse sono legate all’ottimizzazione dei consumi energetici e quindi al perseguimento di un risparmio energetico che, come la cronaca di tutti i giorni ci ricorda, rappresenta la sfida per il futuro del pianeta.
Anche la cosiddetta bioarchitettura dovrà confrontarsi con l’innovazione tecnologica e viceversa, se vuole essere veramente al servizio dell’uomo e creare condizioni migliori di vita nel rispetto dell’ecosistema; non vi è infatti contraddizione tra la costruzione di un muro con laterizi ed intonaco di calce e l’installazione di vetrature intelligenti od attuatori elettronici che riducono i consumi di energia.
La scommessa , nella logica dell’ambiguità di cui prima si diceva, è quella di rendere tutto questo supporto tecnologico pressoché invisibile e automaticamente semplice nell’uso.
Dato che risponde ad un’altra esigenza, non meno importante.
Dobbiamo infatti tener conto che l’età media delle popolazioni, grazie al progressivo miglioramento delle condizioni generali di vita, tende ad aumentare, specie nelle società più avanzate; ne deriva che sempre più persone anziane vivranno da sole e proprio queste potranno godere dei benefici dell’automazione e del telecontrollo, a condizione che questi dispositivi abbiano un’interfaccia particolarmente amichevole, e quindi semplici nell’uso e nella forma.
E’ questo un bacino di utenza potenzialmente in crescita , non potranno quindi il mercato, le industrie, i lavoratori della conoscenza, sottrarsi a quella che è una necessità ma anche una grande opportunità.

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