Architetti siciliani a congresso Primo: salvaguardare il territorio

Un congresso si svolge per verificare i risultati di una gestione e da questi prefigurare le azioni ed i programmi futuri. Ciò vale anche per gli architetti di Sicilia, anzi a maggior ragione, perché l’architetto è portato, per formazione, a proiettare le sue azioni verso il futuro, avendo come base le esperienze maturate in precedenza.
Il quarto congresso regionale, da poco conclusosi, ha permesso di verificare come gran parte degli obbiettivi che la categoria in precedenza si era posti sono stati raggiunti. In special modo l’azione tendente ad immaginare un nuovo sistema normativo per la gestione del territorio che si era concretizzato, negli anni passati, nella formulazione da parte del Governo Regionale di un Disegno di Legge, poi arenatosi nelle sabbie del parlamento regionale al contrario di una necessaria programmazione e valorizzazione di nuova architettura, concretizzatasi con l’istituzione del Dipartimento per l’architettura e l’arte contemporanea, che avrà il compito di promuovere la qualità dl progetto e dell’opera architettonica ed urbanistica. Una rivoluzione copernicana in un paese fino ad adesso caratterizzato da un eccesso, in quanto unica azione programmata, di conservazione dell’esistente.
I lavori congressuali hanno tra l’altro evidenziato, attraverso i discorsi pronunciati dalle autorità politiche, una presa di coscienza che il territorio è una risorsa ed in quanto tale và accortamente usato e non mummificato. L’uso accorto del territorio è quindi possibile a condizione che esso sia frutto di un’attenta programmazione che tenga conto delle sue complessità e che valuti le iterazioni tra le varie azioni con le sue complesse valenze. In poche parole sembra sia entrato nei discorsi di chi ha la responsabilità politica, il concetto della qualità della programmazione e della progettazione. Questo valore ha fatto affermare all’Assessore Regionale al Territorio che si stà lavorando ad un piano urbanistico regionale, mentre il Presidente della Provincia ha posto l’accento sulle peculiarità della nostra autonomia, per certi versi simile a quella della Catalogna, ma non adeguatamente sfruttata, anche a causa dei mancati trasferimenti economici , pure previsti dallo Statuto Regionale, da parte dello Stato.
L’importanza e la capacità propulsiva dell’Autonomia e delle specificità territoriali è risultata particolarmente evidente nel confronto con la regione catalana, che è stato attentamente analizzato nell’ambito dei lavori congressuali, sia attraverso l’assise dell’Assemblea degli architetti del mediterraneo, sia attraverso la mostra dei lavori degli architetti catalani proposta nell’ambito del Congresso.


Da questi punti nasce l’azione , continua rispetto a quelle precedenti, che gli Architetti siciliani cercheranno di svolgere nei prossimi anni , da qui fino al Congresso mondiale di Torino. Azione che potrà meglio concretizzarsi anche attraverso il rafforzamento del ruolo degli Ordini, cercando di contrastare la mercificazione del lavoro professionale ed intellettuale, tendenza questa attualmente imperante, anche sé proprio quei paesi anglosassoni, stoltamente presi a modello dal nostro Governo, stanno già rivedendo queste posizioni riconsiderando il valore etico delle professioni e dei cosiddetti knowledge workers, lavoratori della conoscenza, quali elementi di mediazione tra le esigenze e gli appetiti del mercato e dell’impresa e quelli, più generali del cittadino del territorio e della società.
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