Che fastidio i rumori al ristorante. E se pensassimo a costruirli meglio?

La rivitalizzazione dei centri urbani ha accompagnato la tendenza a consumare i pasti fuori casa, o viceversa, vuoi per necessità lavorative, o per il rito del divertimento serale, con un fiorire di pubs, ristoranti, pizzerie, wine-bar, tutti più o meno invariabilmente affollati fino a notte fonda. Ambienti etnici si affiancano a spazi hi-tech, anonime pizzerie di periferia si alternano a ristoranti cult disegnati dall’architetto di grido. In quasi tutti per fortuna il cibo è buono, a volte eccellente.
Quasi tutti hanno però un problema in comune: il rumore. Le voci dei commensali si sommano in un brusio crescente; man mano che la sala si affolla si trasforma in un rumore di fondo che impedisce il dialogo se non con un volume di voce sempre più alto, fino a diventare francamente fastidioso.
Và considerato che la soglia di rumore accettabile perchè possa avvenire una normale conversazione deve essere contenuta tra 50 e 70 decibel, tuttavia questa è sensibilmente variabile in ragione dell’età degli avventori. Le persone più giovani considerano non problematiche soglie di rumore sensibilmente più alte rispetto a persone più grandi.
Non è invece difficile riscontrare in molti locali soglie di rumore superiori a 90 decibel con punte anche di oltre 100-120 decibel, vicine a quelle che possono provocare danni all’udito.
La causa di questi problemi è da ricercarsi nella scarsa accuratezza della fase di progettazione e realizzazione delle strutture che, al di là degli aspetti estetici spesso autoreferenziali, poco o punto si preoccupa del comfort complessivo, quindi anche acustico, dell’ambiente, anche in riferimento alla sicurezza di chi in questi locali ci lavora per molte ore al giorno e quindi è più soggetto ad eventuali problemi di salute che si affiancano ad un minor rendimento lavorativo.
Sono molti i fattori che governano questi aspetti; rientrano nella disciplina dell’acustica architettonica, cui concorre la forma degli ambienti, le superfici ed i materiali con cui sono costruite, lo studio delle fonti sonore.
Il principio cardine del comfort acustico è quello di controllare l’effetto di riverberazione, cioè il rimbalzare dei suoni da una superficie all’altra, perché ciò comporta una certa amplificazione del rumore. Per ottenere ciò occorre evitare materiali lisci e compatti, forme di superfici, come quelle concave, che portano il suono a concentrarsi in determinati punti, pensiamo per esempio agli ambienti a volta, certamente molto suggestivi ma penalizzanti rispetto a questi problemi.
La moda imperante invece privilegia per esempio l’uso del vetro e dell’acciaio dalle caratteristiche sonore esattamente opposte rispetto ai problemi esaminati.
Allora occorre porsi il problema del bel disegno, ma altrettanto importante è far sì che una serata al ristorante non si concluda con la raucedine o con il mal di testa.
Si può raggiungere l’obbiettivo con l’aiuto di uno specialista o con l’accortezza del progettista che si preoccuperà di scegliere superfici assorbenti o rifrangenti che possono ottenersi, con alcuni accorgimenti, anche dal vetro o dall’acciaio.
E’ dimostrato che l’acustica degli ambienti non interferisce con la percezione della qualità del cibo, ma ricerche USA dimostrano che essa influisce sul giudizio di valore sul locale, giudizio che a lungo andare ha un suo peso.
Forse ancora non siamo arrivati a questo livello di giudizio, comunque è il caso di cominciare a pensarci.

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