Stadio nuovo alla periferia di Catania? Che sia una struttura molto esigente

I recenti, gravissimi, fatti catanesi hanno riportato prepotentemente in luce, e non solo nella nostra città, uno dei temi cruciali dell’urbanistica contemporanea, e cioè il rapporto tra la città consolidata e la gestione di fenomeni che causano l’assembramento, ed i conseguenti spostamenti, di grandi masse di persone.
Fenomeni che attraversano i più vari aspetti, dall’evento spettacolo, alla concentrazione di funzioni amministrative e lavorative.
Fenomeni che riguardano il traffico, l’inquinamento anche da rumore, la vivibilità di interi quartieri.
La morte dell’ispettore Raciti, paradossalmente avvenuta fuori dello stadio, ha fatto riemergere il problema della sicurezza di queste strutture, intesa come sicurezza interna e legata al sistema degli accessi, dei controlli, del rapporto tra gli spettatori ed il terreno di gioco e tra loro stessi.
Aspetti certamente fondamentali, che coinvolgono la concezione stessa di stadio, e che hanno portato ad una ripresa ed inasprimento di alcune decisioni sicuramente opportune, ma purtroppo non sufficienti a dare una adeguata risposta al problema che, come vedremo, è più complesso.
Rilevo che la tragedia, che ci ha tutti ad un tempo commosso e fatto arrabbiare, non si sarebbe potuta evitare pur in presenza di tornelli, telecamere e quant’altro, perché ha avuto luogo e scenario nella piazza antistante lo stadio. Rilevo ancora che questa tragedia poteva essere ancora e di molto più grave, perché ha rischiato di coinvolgere una intera parte di città dove, contemporaneamente agli eventi sportivi, spesso si svolgono spettacoli teatrali e comunque una vita di quartiere, e soltanto la bravura e lo spirito di abnegazione di tanti poliziotti e carabinieri, piccoli ed anonimi eroi quotidiani, ha evitato il coinvolgimento di spettatori e passanti.
Quindi la città, la nostra come altre, deve porsi il problema di un complessivo ripensamento delle sue funzioni analizzandone i problemi e le soluzioni da un punto di vista globale, che consideri gli aspetti della sicurezza non solo della struttura in sé ma anche del luogo ove si trova , in termini di accessibilità, di gestione delle emergenze , della mobilità.
Nel caso specifico dello stadio di Catania, sento parlare di un nuovo.stadio all’esterno del perimetro urbano da almeno trent’anni. Oggi se ne riparla ma dobbiamo forse pensare ad una struttura diversa dal semplice edificio, perché se nuovo impianto dev’essere, dovrà essere un luogo multifunzionale e vivo, anche quando non si gioca. Dovrà essere un luogo che possa autogestirsi e finanziarsi, un luogo sicuro dove gli sconsiderati che ogni domenica cercano una perversa quanto anonima notorietà non trovino l’humus fisico ed ambientale che li supporta e li protegge. Un posto dove poter andare con la famiglia, a vedere un incontro di calcio, un concerto, a far shopping od in pizzeria. Un luogo facilmente raggiungibile con i mezzi pubblici e dal quale velocemente ritornare, dove anche l’eventuale emergenza possa essere gestita e controllata senza incrementare ulteriormente pericoli e rischi.
Per questo non servono soluzioni di comodo o di immediata convenienza . Occorre pensare a questo luogo come una scommessa urbana che così condotta, magari avrà bisogno di un po’ più di tempo ma potrà trovare più facilmente condivisione e capitali. Soprattutto potrà essere veramente utile alla città.

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