Milano centro propulsore dell’italian style, nel campo della moda, dell’industria, del design; la prima o tra le prime a recepire se non a promuovere nuove istanze sociali e nuovi modelli di vita ed a fare dell’innovazione e della trasformazione il motore del benessere economico. Questo spirito si incarna nell’attuale Amministrazione che, appena insediatasi, ha operato una generale revisione dei grandi progetti di innovazione e trasformazione della città, anche quelli promossi dalla precedente sindacatura peraltro dello stesso colore politico.
Con l’obbiettivo di perseguire una maggiore condivisione delle scelte attraverso il confronto tra i soggetti programmatori, i promotori,i cittadini.
Dalla grande trasformazione dell’area ex Fiera, dove sorgeranno i tre grattacieli pensati da Libeskind, Hadid e Isozaki, all’area Garibaldi-Repubblica dove è in corso un ripensamento concertato tra chi sosteneva il progetto di Cesar Pelli relativo all’Università ed il Museo della Moda e Giovanni Terzi, architetto ed assessore allo sport, che pensa ad un grande parco “animato” da un grande centro sportivo aperto alla città e che dovrebbe vivificare, attraverso la grande socializzazione legata allo sport, l’intera area favorendone così la riappropriazione da parte dei cittadini.
Per fare ciò l’assessore all’Urbanistica ha intrapreso lo studio dei più grandi parchi del mondo, per comprendere come questi abbiano interagito con il tessuto urbano e siano stati capaci di generare ricavi per il Comune e servizi per gli abitanti.
Milano cambia se stessa, anche attraverso il modo di comunicare questi cambiamenti. L’Urban Center, spazio dedicato alla comunicazione dei grandi processi urbanistici, sarà integrato da una comunicazione puntuale, cantiere per cantiere, senza paura di rimettere in discussione scelte già fatte perché ogni cambiamento, ogni innovazione, viene decisa attraverso un continuo confronto con i cittadini e gli operatori privati, considerati partner e non soggetti passivi.
Certo viene da pensare se andiamo con la memoria a quanto abbiamo letto sui nostri giornali cittadini e guardiamo anche ai risultati che già si configurano per le nostre strade.
Mi chiedo perché a Milano è possibile fare tutto questo, ridiscutere progetti di grandi Imprese e grandi architetti e dalle nostre parti dobbiamo accettare scelte imposte dall’alto, che gran parte dell’opinione pubblica vorrebbe diverse. Una per tutte la vicenda degli Archi della Marina di Catania, che le Ferrovie dello Stato pervicacemente voglio conservare come sede dei binari ma che invece possono costituire una lunga spettacolare passeggiata panoramica sul mare da Ognina fino al Castello Ursino. Tesi sin dagli anni ottanta sostenuta da Giacomo Leone, qualche anno anche dal sottoscritto, qualche giorno addietro ribadita da Italia Nostra.
Ci sarà pure un motivo se soggetti diversi, per storia, per cultura, per età, condividono un comune sentire. Ci sarà pure un giudice a Berlino che darà il diritto alle Città di scegliersi il proprio futuro.
Ci sarà ?