Il Presidente del Consiglio pare abbia un particolare concetto della coerenza e del rispetto degli impegni.
Ne abbiamo già accennato rispetto al Ponte sullo Stretto; ulteriore prova ne è uno dei primi atti del suo Governo e cioè il decreto sulle liberalizzazioni. Più sul metodo che sul merito del quale parleremo; infatti uno dei motivi dominanti della campagna elettorale unionista era quello che le modifiche strategiche sugli assetti della nostra Società dovevano avvenire, e sarebbero avvenute, sulla base di un processo di dialogo e concertazione. Promessa più volte sbandierata in tanti incontri con le rappresentanze sociali.
Invece il decreto Bersani arriva all'improvviso, sorprendendo tutti, anche settori tradizionalmente vicini alla Sinistra, come la Confederazione Nazionale dell'Artigianato ed il suo Presidente Giancarlo Sangalli, che sul Corriere della Sera del 2 Luglio, ne contesta il metodo ed alcune decisioni troppo affrettate. D'altronde in Italia gli unici lavoratori che hanno diritto di rappresentaza ed ascolto sono quelli rappresentati dalla Triplice sindacale; gli altri zitti e mosca!
Non che alcune scelte non siano da condividere ma, per quanto attiene le libere professioni, quelle di avvocato, architetto, ingegnere, il Governo ed il suo Presidente hanno davvero memoria corta o troppo sensibile alle sirene di una parte confindustriale, senza con questo voler raccogliere gossip di stampa che vogliono il Testo di questo decreto scritto a casa Montezemolo.
La regolamentazione delle professioni liberali, discende dai principi costituzionali che tutelano il diritto alla tutela del paesaggio, sicurezza, salute, In questo spirito il Codice Civile tutela l'esercizio delle professioni intellettuali anche a mezzo di Leggi Speciali che salvaguardano il pubblico interesse. E' quella stessa Costituzione che l'attuale compagine governativa ha strenuamente, e con alte grida, difeso nell'ultimo referendum.
La stessa Europa, della quale Prodi qualcosa dovrebbe sapere, riconosce in più di una risoluzione la rilevanza pubblica della tutela del paesaggio e dell'architettura e, in una sentenza della Corte di Giustizia Europea, che esiste la " necessità di concepire norme in tema di organizzazione, di qualificazione, di deontologia… che forniscano la necessaria garanzia di integrità e di esperienza ai consumatori finali " nonché , " dell'importanza delle norme che sono stabilite dalle categorie professionali al fine di garantire la qualità dei servizi, di fissare specifici standard di valore…" con l'obbiettivo di conciliare la concorrenza nelle professioni con le norme etiche specifiche di ciascuna di essa.
D'altronde l'abolizione dei minimi tariffari per le professioni di architetto ed ingegnere, così come semplicisticamente determinata, serve solo a mandare un segnale politico che poco o nulla realmente servirà a pensionati, operai, piccoli impiegati in tema di risparmio; determinerà invece una maggiore sottomissione dei liberi professionisti ai poteri economici e quindi una minor tutela degli interessi generali, una riduzione della concorrenza per effetto dell'uscita dal mercato di tanti piccoli operatori che non potranno reggere al nuovo status, privi della benchè minima tutela e, alla fine del processo, addirittura un rafforzamento delle posizioni dominati nell'ambito professionale. Come questo possa risultare vantaggioso per i cittadini e la Società nel suo complesso appare misterioso.