In qualche modo, il nuovo Presidente siciliano è un’icona: per la sua storia di Sindaco di frontiera, per le sue esternazioni, per il suo modo -piuttosto diretto- di dire le cose. Privo di una reale maggioranza nell’Assemblea non se ne preoccupa, anzi dice che la sua Assemblea sarà il popolo siciliano. Immagino, già in queste ore, in quanti proveranno a tirarlo per la giacca ma l’uomo sembra tenace e resistente. E perciò, caro Presidente, non proverò a tirare anch’io la sua giacca, mi limiterò a mettervi dentro dei post-it con qualche appunto sulle cose di cui il territorio siciliano ha bisogno. Sono quelle che chi si occupa di ambiente, paesaggio, architettura, da anni evidenzia, per le quali sono state elaborate tante proposte e ciò fin solo a qualche mese fa, con il V° Congresso degli architetti siciliani.
Si ricordi (lo saprà benissimo) che la Sicilia ha una Legge Urbanistica del 1978: da allora il mondo è cambiato e più volte, la struttura stessa del territorio e della nostra Società sono cambiate mentre nei cassetti di qualche ufficio regionale giace un Disegno di Legge per una norma-quadro sul governo del territorio che le professioni tecniche avevano elaborato e proposto. In quest’ambito veda se è possibile che tutti i comuni di Sicilia si dotino di un Regolamento edilizio tipo che ponga al centro delle regole la rigenerazione urbana attraverso la semplificazione e l’incentivazione delle opere dirette al risparmio energetico, alla sicurezza fisica dei fabbricati, alla qualità estetica, in una parola verso la sostenibilità. Se fa un attimo mente locale, vedrà che le professioni siciliane hanno anticipato, nelle loro richieste, di qualche anno quello che oggi sono gli obbiettivi del Piano per le Città messo in campo dal Governo su sollecitazione di Architetti, costruttori, ambientalisti. Quindi valuti se incentrare le sue azioni per il territorio verso politiche concrete sulla Riqualificazione Urbana Sostenibile. Le nostre città, i nostri paesi ne hanno ormai una estrema necessità anche perché non possiamo, non dobbiamo consumare più nuovo suolo, troppo ne è già stato sprecato e tanto vi è da fare per riparare, migliorare, quello che già è stato fatto, a partire dall’abusivismo e, perché no, da quello sulle coste, anche attraverso una rivisitazione della Legge sui Lavori pubblici. Ne converrà, sono sicuro; il miglioramento dell’ambiente, del paesaggio, della qualità urbana che conseguirebbe a queste azioni, oltre a essere un’enorme volano economico diretto, renderebbe la nostra terra ancora più appetibile rispetto a investimenti anche e non solo verso un turismo di qualità.
Certo, vi sono altre questioni, tutte importanti e di grande difficoltà tra le quali quella della mai compiuta attuazione dello Statuto Siciliano pare rilevante: per esempio l’art. 21 che prevede il rango di Ministro per il Presidente quando a Roma si discute di cose che ci riguardano; per esempio tutto il Titolo V° dello Statuto che riguarda le imposte pagate in Sicilia e che qui dovrebbero rimanere, una sorta di devolution ante litteram, per la quale si avrebbero risorse sufficienti a rivoltarla come un calzino, in senso positivo naturalmente, questa benedetta terra e di ciò se ne gioverebbe anche l’Italia intera perché, finalmente, potremmo svolgere appieno quel ruolo di ponte tra Europa e Africa che costituisce un enorme potenziale bacino di sviluppo.
Ha un compito da “mission impossible”…come si dice. In bocca al lupo!