Periodicamente ricorrono alcuni tormentoni: la Legge Finanziaria, l’influenza stagionale, Domenica In … e gli attacchi contro gli Ordini Professionali.
Commentatori più o meno accreditati, ignoranti su questo mondo quando non funzionali a qualche lobby interessata, con insistenza degna di miglior causa, additano alla pubblica attenzione presunti privilegi di cui godrebbero (?) i liberi professionisti grazie agli istituti ordinistici, richiedendone, di questi, l’abolizione.
Tacciono questi soloni, sul ruolo e sulle funzioni degli Ordini, sul loro essere Organismi dello Stato volti, per la gran parte, a tutelare l’interesse pubblico e quindi dei singoli cittadini, molto più di quanto tutelino, o possano tutelare, i loro iscritti.
E’ vero, vi è stato un periodo della nostra Storia nel quale l’istituzione di un Ordine non si è negata a nessuno; questo tuttavia non giustifica gli attacchi indiscriminati a tutte le professioni. Tra queste non può negarsi che, oltre quella medica e legale, le professioni dell’architetto e dell’ingegnere siano assai rilevanti rispetto all’interesse generale. Vi è infatti un diritto costituzionale alla salute, alla difesa dei diritti, alla sicurezza.
La stessa Comunità Europea, in nome della quale tal signori si accreditano di verità, ha riconosciuto, con più di una risoluzione, come la qualità dell’ambiente naturale e costruito sia un diritto di tutti, e come l’esercizio di questo diritto investa anche quello alla salute che è fisica e psichica e senza la seconda difficilmente può essere garantita la prima; come una città armonica e sicura sia elemento che incide sullo “stare bene”, ed il libero pensiero, anche in questi ambiti, sia strumento e diritto.
Gli Ordini, per queste professioni, a questo servono: a far sì ed a garantire che il rapporto tra utenti e professionisti sia improntato a principi di correttezza ed etica, rispettoso di interessi che appartengono, come già più volte sostenuto e si spera dimostrato, non solo al singolo utente ma, principalmente, alla società tutta.
Lanciano questi signori lo specchietto per le allodole della riduzione dei costi per le prestazioni, grazie anche alla ipotetica maggiore facilità di accesso all’esercizio professionale.
Argomento questo pretestuoso, in quanto le attuali regole non limitano la possibilità di contrattare il costo della prestazione garantendo invece, grazie al controllo degli Ordini vigilati dal Governo, cui tutti possono rivolgersi, l’insorgere di speculazioni.
Vale la pena ricordare, a proposito di prezzi e tariffe liberalizzate, quanto successo con la benzina e l’energia; altro che riduzione, ed in più tanta confusione. Quanto al numero dei professionisti che ogni anno accedono al mondo del lavoro, è stato ed è talmente alto da dover ricorrere, lo Stato e non gli Ordini, alle Facoltà a numero chiuso.
Ciò non toglie che gli Ordini debbano essere rinnovati, resi più aderenti alle mutate esigenze della nuova economia e del nuovo modello sociale; su questo tema si omette di dire che l’organizzazione di tutti gli Ordini d’Italia da tempo spinge e pressa, purtroppo con scarsi risultati, che, guarda caso, agli interessi sotterranei difesi da costoro sono funzionali.