Che l’architettura barocca sia un importante elemento di caratterizzazione ed identificazione della nostra città è tanto vero da esser stato inserito, il nostro barocco, tra i siti sotto la tutela dell’UNESCO.
Ciò a volte forse ci fa dimenticare che altre importanti stagioni dell’architettura la città ha vissuto, in prosecuzione dello slancio creativo iniziato con la ricostruzione post terremoto.
Sul finire dell’ottocento e nel primo decennio del novecento la città recepì e fece proprio il nuovo modo di pensare l’arte, l’architettura, la decorazione che si affermava, contemporaneamente, in Europa, grazie ai tessuti floreal-orientaleggianti del signor Liberty.
In questo Catania dimostrò di essere città moderna, europea, capace di metabolizzare l’evoluzione in corso delle arti e dei mestieri come dell’architettura, e questa sua vitalità artistica era coerente con una grande vitalità commerciale ed imprenditoriale (la stessa che fece definire Catania, negli anni cinquanta-sessanta, ma con risultati tutt’affatto diversi, come la Milano del sud).
Questa vitalità è ancora oggi testimoniata da numerose costruzioni dell’epoca, sopravvissute agli scempi ed alle demolizioni della ricostruzione post bellica e della speculazione edilizia.
Una sommaria ricerca sul campo mi ha permesso di individuare, ancora esistenti, una sessantina di edifici costruiti tra i primi del novecento e gli anni trenta, dei quali almeno sedici pienamente in stile Liberty , costruiti fino al 1915-16.
Molti di questi sono ville ed edifici privati, a testimonianza dell’adesione al nuovo della Società nel suo complesso, e tra questi anche la Villa Manganelli, da tempo abbandonata, opera di Ernesto Basile, l’architetto palermitano autore della Camera dei Deputati.
Spiccano tra questi edifici, numerose opere di Francesco Fichera, il quale può ben rappresentare, per il primo novecento, quello che Giovanbattista Vaccarini rappresentò per il Barocco catanese: la capacità di aderire alla cultura europea del tempo senza perdere i caratteri fondamentali della storia costruttiva ed ambientale dell’ambiente etneo.
A fianco ed in concorrenza con il Fichera si sviluppò l’architettura di Paolo Lanzerotti del quale rimangono alcune pregevoli ville nobiliari, ed altri architetti, forse meno conosciuti, ma non per questo meno importanti nella definizione fisica della città moderna.
Il valore dell’opera di questi artisti fù il motore del successivo sviluppo dell’Art Decò, in cui la voluttuosità e la morbidezza tipiche dell’arte nuova si stemperarono nelle linee dure ed artificiali che anticiparono, per certi versi, l’involuzione autoritaria di alcune nazioni Europee.
E tuttavia, questo ragguardevole patrimonio storico ed artistico sonnecchia nell’indifferenza, a volte rassegnato a demolizioni e snaturamenti, quando insieme alle altre stagioni storiche le cui tracce ed esempi permangono nella nostra città, potrebbe costituire base per una serie di percorsi tematici, da offrire alle nuove generazioni, ai turisti, alla conoscenza delle nostre radici per fare da trampolino
all’evoluzione, tanto necessaria ed ineluttabile, quanto trascurata.