Non mummifichiamo i beni architettonici, ma valorizziamoli con apporti sinergici

La ricchezza di beni architettonici ed ambientali di cui la nostra terra è dotata, troppo spesso dimenticati, sviliti quando non distrutti con il miraggio di un benessere da raggiungere attraverso forme di industrializzazione, nel tempo poi rivelatesi perdenti, ci pone il problema, che in realtà è una grande opportunità, di reindirizzare il nostro modello di sviluppo verso la valorizzazione di questo tesoro di cui oggi siamo i temporanei gestori.
La prima riflessione, che viene dopo quella politica, è quella della necessità di assumere la consapevolezza che il tema di questa valorizzazione coinvolge aspetti e competenze di tipo assolutamente multidisciplinari, come la pianificazione, l’architettura, la chimica e fisica dei materiali, la meteorologia, la storia, l’economia, la gestione dei flussi economici.
Ognuno di questi ambiti specifici possono concorrere all’efficace sfruttamento della nostra risorsa che è, ricordiamolo, assolutamente non riproducibile, e quindi poco soggetta a fenomeni di concorrenza da parte dei cosiddetti paesi emergenti o tigri asiatiche che siano.
Tuttavia l’obbiettivo potrà essere raggiunto se si sarà capaci di trovare quegli elementi di sintesi e raccordo che possano garantire un sistema decisionale, per così dire olistico ed ontologico, capace cioè di avere una visione globale e coordinatrice di tutti gli aspetti citati, mantenendo nel contempo lo spirito, l’essere della risorsa paesaggio. Il che non significa, come qualcuno immagina, che bisogna mummificare in un regime vincolistico il nostro territorio, men che meno renderlo impermeabile alle evoluzioni della tecnologia, dei modelli di vita, dell’economia. Anzi, il contemperare anche questi aspetti insieme agli altri, significa rendere il territorio vivo e vivificante, assolvendo con ciò ad un fine culturale ed economico. Per questo fine è necessaria la rivalorizzazione di figure professionali che, per la loro intima essenza, sono capaci di questa visione sinergica e globale e che in questa direzione si sono già concretamente impegnati contribuendo significativamente alla rielaborazione delle norme di governo del territorio che speriamo presto possano vedere la luce.
Non bisogna infatti dimenticare che il tempo libero disponibile è destinato ad aumentare nel tempo, la gestione di questo tempo sta comportando già un incremento della domanda turistica e dei flussi che questa determina, i quali, come l’esperienza anche italiana insegna, sono in grado di incidere positivamente sullo sviluppo dei territori, generando consistenti flussi economici.
Tutto ciò richiede impegno, responsabilità e coordinamento nelle azioni dei soggetti che operano sul territorio, dagli operatori economici, ai tecnici, ai politici che hanno la responsabilità della programmazione. Ed è forse questo il settore che più di altri deve impegnarsi in una seria revisione delle proprie azioni, generando un nuovo sistema normativo che valorizzi gli apporti professionali qualificati, che incentivi serie azioni di recupero ambientale ed architettonico, che renda semplice e veloce l’attuazione dei programmi, poiché anche il sistema degli investimenti, turistici o no, opera in regime di concorrenza territoriale. Soprattutto non aspetta!

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