PROFESSIONI, EUROPA, EQUO COMPENSO

Se si associano i due termini, Europa e professioni, il sentire comune è che le regole europee abbiano costituito un gravissimo handicap per i liberi professionisti italiani, a partire dal 2006. Il che è vero se riandiamo con la memoria alle "lenzuolate" di Bersani e alle varie misure, tra le quali l'abolizione totale del sistema tariffe, promulgate dal Governo Monti.
Eppure, c'è un'altra Europa, più responsabile e accorta, sicuramente meno nota. Un'Europa che esprime concetti sul mondo della libera professione che, se adeguatamente conosciuti, riscuoterebbero il plauso della stragrande maggioranza dei professionisti e, forse, indurrebbero a più d'una riflessione molti uomini politici nostrani.
Pochi infatti conoscono il Cese - Comitato economico sociale europeo- con sede a Bruxelles, che, nel 2014, ha espresso alcune valutazioni di merito sul reale valore e significato della libera professione rispetto alle dinamiche di crescita e sviluppo dell'economia e del vantaggio sociale dei cittadini.
Concetti espressi con il parere 2014/C226/02, relatore Metzler, nei quali si afferma, tra le altre cose, che "le libere professioni sono una componente di ogni società democratica e racchiudono un notevole potenziale di crescita per l'occupazione e il Pil. Vi sorprende? E allora eccone un'altra: "l'apporto delle libere professioni al buon andamento della vita amministrativa, politica ed economica di uno Stato membro è riconosciuto a livello nazionale ed europeo perchè esse contribuiscono alla modernizzazione e all'efficienza delle pubbliche amministrazioni e dei servizi ai cittadini e ai consumatori". Ancora più sorprendente, immagino per alcune fazioni politiche italiane, è il significato che il Cese dà al sistema degli ordini professionali, in sintesi riconoscendo come questa forma di autogoverno sia fondamentale per l'apporto che da " attraverso una continua e fattiva collaborazione con le istituzioni anche alla tutela degli interessi generali dei cittadini e dello Stato" e questo autogoverno "costituisce una mediazione tra il diritto dei liberi professionisti alla libertà...dall'influenza statale e la pretesa di regolamentazione da pate dello Stato". E l'adesione obbligatoria dei professionisti a questa forma di autogoverno "è giustificato da un interesse pubblico permanente".
C'è, ovviamente, molto altro ma sono sicuro, dopo questi brevi accenni, che non vi sorprenderò nel citarvi che, secondo il Cese, i prezzi regolamentati e imposti per le prestazioni professionali "possono essere utili allo scopo di proteggere i consumatori", perchè la prestazione di questi servizi " è caratterizzata da un'asimmetria informativa".
Il che vuol dire che, quando i professionisti italiani chiedono, non dico le tariffe minime obbligatorie ma il riconoscimento di un equo compenso che tenga conto del valore e del costo di produzione dei loro servizi, non solo rivendicano un loro diritto sancito dall'art.36 della Costituzione, ma sono perfettamente aderenti a quello che un organismo di valutazione economica europeo dice.
Sarebbe il caso che i Bersani, i Monti e i loro accoliti di turno, quando parlano d'Europa, studiassero un pò di più. Così non ci sarebbe bisogno di cospargersi il capo di cenere (vero On.le Damiano?) e , soprattutto, non avremmo avuto così tante penalizzazioni e disastri, i professionisti, le loro famiglie, il sistema Paese.

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