TRUMP THE AMERICAN JOB

La vittoria di Donald Trump alle elezioni presidenziali USA, alquanto sorprendente ed inattesa per alcuni versi, offre una serie di spunti di riflessione che travalicano gli aspetti locali. Nei suoi discorsi Trump ha affermato di voler perseguire l'interesse diretto dei cittadini americani, con l'occhio attento (e non potrebbe essere diversamente vista la sua storia personale) al benessere economico e alla sicurezza dei suoi concittadini. Ha affermato di volerlo perseguire combattendo gli eccessi della "globalizzazione" non a caso dichiarando che non proseguirà negli accordi TIPP sul commercio mondiale, dando un freno all'immigrazione senza se e senza ma e, purtroppo, anche in quelli relativi alla riduzione delle emissioni inquinanti che afferma essere troppo costosi e fondati solo su teorie. Quanto siano giuste e capaci di raggiungere gli obbiettivi queste affermazioni ce lo dirà il tempo.
Quello che è interessante è il fatto che, sorprendentemente rispetto a quanto riportato dai media e dai sondaggi in fase preelettorale, essi hanno trovato consenso e condivisione nella maggioranza dell'elettorato statunitense che, come quello europeo, è fatto in gran parte da quella famosa classe media che anche lì paga pesantemente la deriva finanziaria della politica, la deriva del "mercato" che tutto vuol regolare e governare, anche la vita e le aspettative dei cittadini.
Facendo zapping sulle varie emittenti italiane si cominciano a sentire alcune prese di distanza, impensabili fino a un giorno fa, su questo sistema della finanza globale e cominciano ad arrivare i distinguo sui processi di globalizzazione economico-sociale che vengono denunciati per quello che abbiamo sperimentato: un'occasione di grandi profitti per le multinazionali, per i grandi gruppi imprenditoriali, con una abbassamento della capacità reddituale e della sicurezza economica della middle-class. Ora, la storia ci insegna che l'Europa recepisce in modo sfasato quel che avviene in USA e non è difficile immaginare che questo rifiuto dei processi di globalizzazione e finanziarizzazione delle vite, espresso democraticamente dalla maggioranza dei cittadini americani, non tarderà ad arrivare dalle nostre parti e già segnali ci sono, in Italia come in Europa.
Dovrebbero pensarci i burocrati di Bruxelles, i politici nostrani, i sostenitori delle finte liberalizzazioni che impoveriscono molti a favore di pochi, determinando quella bipolarizzazione dei redditi che ha fatto si che gran parte delle persone "normali" siano più povere della generazione precedente, che pur veniva fuori da una grande guerra.
D'altronde anche noi una guerra abbiamo vissuto, con meno sangue e meno morti ma dagli effetti devastanti sul piano economico. La politica, quella seria, dovrebbe pensarci perchè se non lo farà darà ancora più spazio ai populismi di destra e sinistra che, come storia insegna, hanno fatto sempre danni.


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