Lo è stato, in tanti modi, per tutta la giornata di oggi in un convegno internazionale, Moltissimi nomi importanti, tantissimi esempi da tutto il mondo. Quella che mi è rimasta è la consapevolezza che la nostra terra rappresenta una risorsa e una bellezza immensa, alla quale purtroppo siamo così assuefatti da non percepirla nel suo concreto valore, e quindi non ce ne curiamo abbastanza. Soprattutto non ce ne curiamo in modo responsabile, il che significa che non possiamo congelarla ma, altrettanto, non abbiamo il diritto di vilipenderla, anche con l'immobilismo. Per dirla tutta c'è voluto Giulio Crespi, tra i primi architetti paesaggisti italiani, che ha fatto un racconto della nostra terra da vero innamorato, tanto innamorato da averla scelta, alcuni anni fa, per viverci. E ci ha raccomandato di averne cura, di trattarla con dolcezza, accarezzarla, con operazioni di microchirurgia e di rammendo, avendone a cuore e esaltandone la specificità. Quanto contrasto, in questa visione, con le nuove Disneyland o le nuove Las Vegas che sorgono nei deserti mediorientali. E quanta cura invece si è potuta apprezzare in alcuni interventi francesi che hanno tradotto la pianificazione urbanistica nel ridisegno degli scenari urbani attraverso infrastrutture fatte di verde ed acqua. Ne esco arricchito e preoccupato: dell'insipienza che riscontriamo, tutti quanti in Sicilia come nel resto d'Italia, con la quale le pretese "regole" affrontano questi temi.