La notizia della settimana che più mi ha colpito, non perchè non ne avessi consapevolezza, è quella relativa ai dati dell'esodo, l'emigrazione degli italiani. 107mila nel 2015, in prevalenza giovani, del sud e con alto tasso di scolarizzazione. Se volessimo fare un titolo da film potremmo scrivere "cervelli in fuga". Mi ha colpito perchè a rimarcare il dato è stato il Presidente della Repubblica Mattarella e, quando parla un Presidente della Repubblica di solito non lo fa mai a caso. I cervelli, giovani, se ne vanno perchè da noi hanno poche occasioni e, per quelle poche, raramente viene assicurata o si può ottenere una dignitosa remunerazione, specie nell'ambito delle competenze che ciascuno può vantare. Lagarde, dell'FMI, ha dichiarato recentemente che bisogna rivedere il sistema delle remunerazioni verso l'alto, ripresa dal Ministro Poletti il quale dice che bisogna aumentare il reddito dei lavoratori. Meglio tardi che mai, solo bisognerebbe capire chi sono i lavoratori: sono solo quelli a reddito fisso - a stipendio- o lavoratori sono anche quelli che esercitano un'attività libero professionale? Si, perchè per questi, per la maggior parte, i redditi sono stati falcidiati fino al quasi azzeramento, a causa di politiche che definire penalizzanti è assolutamente poco. Chi esercita una professione liberale sa benissimo come è cambiata la propria vita tra maggiori oneri, costi, balzelli vari e riduzione del valore delle prestazioni causata dalle esasperate politiche liberiste, scriteriatamente applicate in un periodo, lunghissimo, di recessione economica. I professionisti tecnici, insieme agli avvocati, sono stati tra i più penalizzati, per ragioni diverse che includono l'esplosione del numero degli esercenti. Eppure, malgrado quella che sembra una presa di coscienza, le politiche sembrano poco cambiare, vedi la resistenza che chi ne ha responsabilità mette nel recepire le indicazioni dell'ANAC in materia di appalti pubblici. Anche il promesso Statuto del lavoro autonomo, che ancora deve vedere la luce, di luce poca ne fa vedere, mentre le ombre restano molte e, a volte, sanno di beffa. Sarà capace il Paese, questo Governo, di cambiare prospettiva e restituire dignità a questi lavoratori che, secondo il CESE -organismo europeo- costituiscono il motore principale per la crescita dell'economia e della qualità della vita?