Dai tempi del "mitico" Governo di Bersani molte azioni governative, della magistratura, dell'antitrust, dei media, hanno fatto passare il concetto che la prestazione professionale, appunto per esser tale, lavoro non è. Può essere remunerata a "discrezione", a "volontarietà", può anche non esser remunerata affatto - vedi i recenti fatti calabresi per i quali un'Alta Corte italiana ha deciso che lavorare gratis per un Comune non solo è possibile, ma anche costituisce un vantaggio per chi la esegue gratis visto il "prestigio" che gliene deriva.
In questi anni, si è quindi consolidato nella pubblica opinione il concetto che, al professionista, si può chiedere qualsiasi prestazione, la si può pagare quanto e se si vuole, e si ha diritto ha tutte le garanzie possibili e immaginabili, utilizzando questo "diritto" per impiantare spesso dei contenziosi strumentali. Il problema sta nel fatto che, tra i professionisti, c'è chi accetta queste condizioni che definire capestro è puro eufemismo. Per le più disparate ragioni!
D'altra parte, una committenza che pensa si essere "furba" e di comprare a 1 quello che vale 10 o 100, dimostra l'intelligenza di quel signore che stava comprando la Fontana di Trevi mi pare da Totò e Peppino, o qualcosa di simile. Beh, per siffatta tipologia di committente, dovrebbe valere la legge sull'incauto acquisto, cioè dire valutare un concorso o una responsabilità maggioritaria nel verificarsi di un eventuale problema: non si può pensare che un professionista valido possa fare per 1 quello che val 10 o 100, a meno che non abbia visibili i segni della "santità", come Padre Pio, e far dei miracoli.
In questo solco, per così dire, si sono sviluppati modelli, a loro modo innovativi, di mercato nell’acquisizione di commesse professionali.
E’ il caso della piattaforma che propone una sorta di concorso on line per il quale un committente che ha necessità di acquisire una prestazione – sembrerebbe nel caso limitata al solo interior design- si rivolge al portale indicando necessità , budget e compenso che è disposto a elargire, e il portale mette on line la richiesta cui chiunque può partecipare. Alla fine il committente deciderà chi ha risposto meglio alle sue necessità acquisendo la proposta. C’è da dire che in questo modello, almeno sembra, il compenso per il professionista è certo in quanto preventivamente acquisito dal portale. Di questi tempi non è poco. Per onor di cronaca questo nuovo businnes ha trovato molti estimatori oltre oceano e l’idea è stata giudicata una delle start-up più innovative, attirando anche finanziamenti internazionali.
Non è stata invece apprezzata dal mondo professionale tant’è che, sembrerebbe da recenti notizie di stampa, uno dei suoi ideatori è stato sospeso dall’ordine professionale.
Allora la diatriba è tra chi (sembra) vuol conservare lo status quo e chi invece si apre a nuovi modi collegati alla variazione del valore e della sua percezione di una prestazione professionale.
La verità, come spesso accade, sta in mezzo.
Se da un lato non può trattarsi una prestazione, che ha a che fare con anni di studio, di ricerca, con le capacità personali, che è foriera di grandi responsabilità –anche economiche e patrimoniali- come un prodotto in serie da vendere sul mercato globale al pari di una maglietta o un paio di scarpe, dall’altro i nuovi modelli e le nuove possibilità offerte dai mezzi di comunicazione, dalla possibilità di accesso ad un mercato di dimensione mondiale, non possono essere bloccati (non ci si riuscirebbe in ogni caso) e buttati dalla finestra.
Innovazioni come questa, più che combattute, bisognerebbe comprenderle correggendone le distorsioni, che ci sono e anche piuttosto serie e per certi versi sfavorevoli alla committenza, per farle diventare una vera opportunità.
Gli organismi chiamati per Legge a regolare il corretto svolgimento del mercato, questo dovrebbero fare, ciascuno per le proprie responsabilità, anche irrorando sanzioni quando necessario.
Che poi un servizio professionale sia giusto venga ricondotto alle sole leggi del mercato e del liberismo più sfrenato è tutto un altro discorso e come tale va affrontato.