Edilizia, ipotetici scenari futuri

Concludevo la riflessione della scorsa settimana, a proposito della situazione economica, dicendo che non è mai troppo tardi, almeno non ancora. Evidentemente a condizione che si guardi in maniera ragionata e possibilmente scientifica ai probabili, possibili sviluppi futuri, anche per quanto riguarda il mondo dell’edilizia che, oltre che essere d’interesse per questa rubrica, è senz’altro strategico per l’intera economia. E qui bisogna partire prima di tutto dallo scenario socio economico che ci mostra in prospettiva una società con un’età media più elevata, una società più anziana. Già questo dato pone la necessità di una ridefinizione del sistema sociale perché saranno necessari maggiori servizi alla persona, con tutto il corollario che ne consegue, e anche un’adeguata offerta di immobili sia per le necessità di famiglie mono o bi componenti con adeguati standard di facilità d’uso, sia per la necessità sempre più evidente di strutture assistenziali e ricettive adatte a questi particolari bisogni. A questo fenomeno si accompagnerà la sempre più evidente presenza di immigrati che probabilmente supereranno il 10 % della popolazione. Una fascia sociale prevalentemente a basso reddito cui bisognerà garantire un’adeguata offerta residenziale, anche di semplice affitto e a costi di gestione estremamente contenuti.

Le evidenze poi rispetto a questi costi, energetici e manutentivi, privilegeranno la richiesta di immobili a elevata prestazione, anche per altri settori immobiliari, con l’ovvia conseguenza (già percepibile) della crescita di richieste in questo settore. E in queste fasce prestazionali e d’uso è probabile si indirizzeranno le attenzioni di fondi e istituti pensionistici o assicurativi che effettueranno investimenti a garanzia e protezione di prestazioni previdenziali, fenomeno cui ragionevolmente non potrà sottrarsi anche il settore pubblico. Scenari Immobiliari stima al 2020, a queste condizioni, una crescita del settore di oltre il 60%. Notevole.
Resta il problema, contingente e non di piccola dimensione, dell’attuale stallo di mercato e del conseguente notevole invenduto che ha messo in crisi tantissime imprese e posti di lavoro, una parte consistente dell’economia nazionale. La soluzione non è demiurgica ma può ottenersi agendo su più fronti. Per esempio mettendo le banche nella condizione di ritornare a fare il loro mestiere, che è quello di erogare credito intelligente, basato cioè oltre che sull’affidabilità finanziaria anche sulla bontà del progetto industriale alla base dell’investimento. Per esempio facendo una seria politica urbanistica volta alla riqualificazione urbana (l’avvio c’è) mettendo in condizione imprese e cittadini di accedere facilmente alle autorizzazioni edilizie necessarie, grazie anche a una formidabile rete di professionisti che possano in parte ridurre le rigidezze statali. Per esempio implementando una seria politica fiscale, non fatta semplicemente di tasse, anzi, che renda conveniente a costruttori e cittadini procedere alla riqualificazione dei cantieri piuttosto che delle singole case. Sono convinto che seri studi economici potrebbero facilmente dimostrare che azioni come quelle sopra descritte, invece che ridurre il gettito erariale lo farebbero crescere, molto. Allora sì che si farà la crescita, senza bisogno di aspettare il 2020.
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