A volte me lo chiedo: ma chi me lo fa fare?
Impegnarmi spasmodicamente nel mio lavoro, nella professione, dare quanto più posso per essere utile. Basta leggere i giornali, gironzolare su un comune social media, oppure osservare tanti -troppi- vicini a te, per rendersi conto che i valori sono ribaltati. Valgono altre cose: l'arrivismo, l'ingordigia, la prepotenza, la superficialità, la ricerca spasmodica del potere e del suo esercizio, anche l'invidia. Valgono gli interessi privati spacciati per collettivi. Viviamo un tempo nel quale la crescita quasi zero favorisce l'esplosione della polarizzazione dei benefici, per cui chi ha potere e benessere ne riceverà sempre di più e chi meno ne aveva meno ne avrà. Un sistema che sta generando le cause per cui imploderà con effetti difficilmente misurabili, che già si intravvedono nella crescita del consenso a movimenti populisti o protestatari, in tutta Europa; a meno che la Politica non ritrovi se stessa e si svincoli dall'abbraccio mortale della finanza e del capitale globalizzato.
Me lo chiedo e mi do dello stupido, se sono benevolo con me stesso solo dell'ingenuo.
Poi, poi penso a chi, senza far rumore, senza clamore dedica la propria vita agli altri, ai più deboli, gratificato solo da un sorriso o dalla consapevolezza di aver minimamente lenito una sofferenza o soddisfatto un bisogno. Allora mi do dello stupido due volte, una volta per la domanda e l'altra per la prima risposta perchè, in fondo, mi sto solo impegnando nelle cose in cui credo e le delusioni, le amarezze, le disillusioni sono solo un piccolo prezzo da pagare.