Così mi distraggo un po’...mi allontano dalla presa d’atto che sono, forse siamo, ingenui e anche un pizzichino facinorosi. E si, caro Giancarlo, tu che hai avuto l’ardire di ridire su quella che pare sia una buona opera di architettura -la scala di emergenza del Teatro Massimo Bellini- io , Vincenzo ed altri che abbiamo espresso le nostre perplessità, non abbiamo capito nulla e abbiamo fomentato le piazze per nulla. È quel che realizzo leggendo un articolo sul quotidiano cittadino il quale, dando notizia delle polemiche, ospita insigni pareri. Quello del Soprintendente del teatro, il quale afferma che l’opera ( non dei pupi, non fraintendetemi) l’opera essendo necessaria a far funzionare il teatro ed essendo fisicamente distaccata da esso non lo disturba e poi costituisce un miglioramento, visto che la precedente era precariamente in tubi e tavole. E poi, con un larvato rimprovero, ci rammenta che queste cose si fanno dappertutto. Sono necessità. L’incolpevole nuova Soprintendente ai Bb Cc che, ritrovatasi con questa bella patata tra le mani, da brava archeologa, ci rassicura dicendo che o si faceva così oppure si sarebbe trattato di falso storico. Della ricerca progettuale architettonica, in questo caso secondario, se ne può fare a meno... La società di servizi si giustifica dicendo che, in fondo, loro sono stati chiamati a rendere un servizio in tempi brevi e, diligentemente, hanno assolto alla commessa. Ecco era un “servizio” mica un progetto. Anche il quotidiano che con precisione registra questi pareri autorevoli ( anche qualche altro di segno contrario) non piglia posizione, forse perché, si potrebbe intendere, si tratta di poca cosa e la facciata del teatro è quella laterale. Quindi tanto rumore per nulla; siamo noi che non abbiamo capito il rapporto corretto tra l’architettura di Carlo Sada e un elemento tecnologico, per giunta smontabile...Non vale qui la Legge che assegna alla figura dell’architetto la progettazione sui beni monumentali (già, la scala è staccata una ventina di centimetri dalla facciata...) e poi perché ostinarsi a parlare del bello, del rispetto per l’arte, della necessità di far dialogare i valori architettonici storici con le visioni dell’architettura contemporanea come è sempre avvenuto nei secoli; perché perdere questo tempo e infastidire con queste elucubrazioni...ci vediamo una bella puntata de Il grande fratello e passa tutto. Anzi ce lo registriamo pure; tornerà buono alla prossima occasione. Da Piazza del Duomo a Firenze e’ tutto.