l Presidente del CNAPPC sull'argomento, recentemente, ha dichiarato che "L'equo compenso è obbligo morale nei confronti dei cittadini..." Caro Presidente Cappochin, l'equo compenso, già stabilito per legge con riferimento allo Stato e alle grandi imprese, è certamente un passo avanti. Tuttavia è utile leggere fatti e cose nella loro successione e, davanti a questo tema giustamente sostenuto dal CNAPPC, non possiamo sottacere che ultimamente e non solo, più volte, la Corte di Giustizia Europea ha smascherato la truffa perpetrata nei confronti dei liberi professionisti italiani a partire dal 2006: le tariffe stabilite dallo Stato per prestazioni rese da professionisti - in modo esclusivo e #abilitato- non sono mai state in contrasto con la Legislazione e le DIrettive Europee; mai! Prova ne è l'ultima sentenza contro la Germania della quale, oltre al titolo, occorre leggere le motivazioni. In esse viene inequivocabilmente riaffermato che, in presenza di atti compiuti in via esclusiva da professionisti abilitati iscritti ad appositi Albi, è assolutamente legittimo (anzi auspicabile) che essi (atti e professionisti) vengano retribuiti secondo tariffe prefissate perchè contribuiscono all'affidamento della clientela e a garantire la qualità della prestazione; basta leggere con attenzione. Allora, alla luce di questo, l'equo compenso per esser tale, è necessario sia riferito a parametri certi e ineludibili. Come pure, per essere equo, deve anche essere percepito con certezza. E quì mi rivengono in mente le proposte a suo tempo fatte sul riequilibrio tra diritti e doveri reciproci tra professionisti e committenti in merito alle forme assicurative obbligatorie: a fronte della garanzia prestata dai professionisti a tutela della committenza dovevano esserci altrettante garanzie circa l'adempimento degli obblighi economici- simmetria delle tutele l'avevo definita nel 2011/2012. Alcune Regioni, nei limiti delle loro competenze, si sono mosse al riguardo (Leggi sulla #certezza dei pagamenti), adesso c'è un tavolo di concertazione presso il nostro Ministero di riferimento. Sono certo che il CNAPPC, nella sua più alta rappresentanza, non mancherà di far sentire la voce degli Architetti italiani perchè si giunga ad una rapida soluzione, che sia tale: una soluzione concreta e non un palliativo e che questa verrà poi sostenuta in tutte le sedi perchè, dobbiamo preparaci, non mancheranno certo azioni di disturbo e contrasto, anche da parte di altre istituzioni.