Ciascuno fà la sua parte. In Sicilia alcune organizzazioni hanno capito da qualche tempo di operare in un luogo talmente ricco di storia, cultura, valenze paesaggistiche, che non può essere più solo rappresentato attraverso i film sulla mafia oppure dallo spettacolo che alcune Istituzioni danno di sè.
Da qualche tempo ci si muove in una sinergia spontanea per cercare, nel mezzo delle difficoltà quotidiane esasperate dalle inefficienze di chi dovrebbe cercare di alleviarle, di proporre un modello positivo, propositivo della Sicilia e dei siciliani; quest’azione assume maggiore rilevanza quando riferita ai temi della città e del paesaggio, come dimostra la progressione geometrica degli eventi, incontri, manifestazioni, azioni e proposizioni da qualche anno a questa parte e di cui qualche nota ogni tanto vi riferisco. In questo solco, dopo gli incontri della settimana trascorsa , l’ultimo sulla “Catania nel 2030” promosso da INarch Sicilia, anticipato e seguito da un ampio dibattito su queste pagine, giovedì e venerdì il Giardino Bellini farà da cornice alla terza edizione del Premio Architettura -ANCE. Solo che, questa volta, non si tratterà di una pur utile passerella di progetti, di premiati, di ospiti di riguardo, ma sarà data l’occasione, ai progettisti, ai costruttori, agli studenti, alla città tutta, di confrontarsi con l’esperienza di vita e progettuale -le due cose coincidono- di James Wines.
Wines, nome poco presente sui mass-media iconici ma in realtà uno dei più importanti architetti e artisti espressi dal secondo novecento, è il fondatore dello studio “SITE enviromental design” di New York che dal 1970 esprime una progettazione “diversa”, non omologata alle mode, semmai anticipatrice di esse. La poetica di Wines e dei SITE tende a trasformare un sito, un posto, in un “luogo”, utilizzando le tecniche proprie dell’arte e dell’architettura per realizzare strutture costruite capaci di creare una relazione con il paesaggio, in grado di consentirci orientamento e identificazione con esso. Lo fà attraverso opere che rifuggono dal gigantismo esasperato e usano “l’effetto” con finalità di comunicazione artistico-concettuale. Un approccio che per certi versi, le recenti realizzazioni lo confermano, è stato anticipatore delle questioni sull’ambientalismo, sul contestualismo, sulla sostenibilità , oggi forti di molti padri e sostenitori, non sempre sinceri.
Avremo l’occasione di sentire direttamente da questo protagonista, attraverso una lectio-magistralis, quale sia il suo approccio ai problemi dello sviluppo urbano sostenibile, confrontato con un’ottica mondiale; vedremo, mi auguro, le più recenti opere in Corea, ci parlerà spero delle sue realizzazioni in India e ci farà leggere come ogni luogo, ogni contesto sia stato la matrice che ha generato l’architettura.
Ecco, per una volta uno dei più importanti giardini pubblici d’Europa, figlio della passione per la natura di un principe illuminato, in passato oggetto di incuria, non ospiterà bancarelle o sagre paesane ma offrirà a chi ne avrà voglia un’occasione di vedere come và il mondo e la guida sarà uno di quelli che la direzione imprimono.
Non sarà la prima volta, ricordiamo Kengo Kuma l’anno scorso al workshop “Intersection” non è l’unica, vista la presenza nelle stesse ore di Alvaro Siza a Enna, segni questi di una vitalità intellettuale che non si rassegna alla mediocrità.